Detenuti di Rebibbia operatori di call center per il Bambino Gesù
Confermata per il quinto anno la convenzione tra ospedale, istituto penitenziario e cooperativa sociale “e-Team”. Già formati e impiegati 30 reclusi
Confermata per il quinto anno la convenzione tra ospedale, istituto penitenziario e cooperativa sociale “e-Team”. Già formati e impiegati 30 reclusi
«Con questo lavoro ho scoperto il mio lato umano, quello che non pensavo di possedere». A raccontare così la sua esperienza come operatore del call center che l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù ha attivato a Rebibbia nel settembre 2011 per la gestione delle prenotazioni è uno dei detenuti coinvolti nel progetto. Una collaborazione, quella tra l’istituto penitenziario e l’ospedale, che si rinnova per il quinto anno consecutivo, attraverso la cooperativa sociale “e-Team”: delle 20mila richiesta che arrivano ogni mese al Centro unico prenotazioni del Bambino Gesù, informano dall’ospedale, oltre il 30% viene gestito proprio tra la mura di Rebibbia.
L’obiettivo della convenzione, rinnovata nel corso di un incontro tra la presidente dell’ospedale pediatrico Mariella Enoc e i detenuti impegnati in questa attività, è «offrire un’opportunità professionale retribuita a detenuti che altrimenti rischierebbero di restare esclusi dal tessuto produttivo e ottimizzare le prestazioni del Cup dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede», si legge in una nota diffusa dal Bambino Gesù. Nei primi cinque anni sono stati formati e impiegati circa 30 reclusi e attualmente sono 10 i detenuti coinvolti: 9 operatori e un coordinatore. «L’impegno dell’ospedale – le parole della presidente Enoc – è declinato su diversi fronti sociali oltre a quello profuso nella ricerca e nella cura dei bambini». E la collaborazione con il carcere ne è «un esempio concreto»: da un lato infatti, spiega Enoc, «offre a detenuti molto motivati e competenti una valida possibilità di reinserimento lavorativo»; dall’altro «permette all’ospedale di accrescere la qualità dei servizi offerti ai piccoli pazienti e alle loro famiglie».
17 marzo 2016