Don Epicoco: «Incontriamo l’amore quando troviamo un motivo per dare la vita»

Il preside dell'Istituto superiore di Scienze religiose de L'Aquila ha presieduto la Messa nella festa di san Valentino per fidanzati e sposi. «Chi rimane ad amare quando non "conviene" più sperimenta lo stesso amore di Cristo»

«Che c’entra la storia di san Valentino, un sacerdote che muore in maniera cruenta, con la festa degli innamorati?». Con questa domanda don Luigi Maria Epicoco, preside dell’Istituto superiore di Scienze religiose de L’Aquila (collegato alla facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense), ha aperto l’omelia della celebrazione eucaristica tenuta il 14 febbraio nella chiesa di San Valentino al Villaggio Olimpico, organizzata per fidanzati e coppie di sposi dal Centro diocesano per la pastorale familiare. «C’entra, perché la parola più vera e significativa dell’amore è legata al martirio, che è l’amore che dà la vita. Valentino ha trovato ciò che lo rendeva felice e non è stato disposto a barattarlo per nulla, ha creduto talmente tanto in ciò che amava, da essere disposto a morire per questo», spiega don Luigi. E la logica che ha guidato il presbitero romano martire è la stessa di due persone che si amano autenticamente, non solo nel rapporto di coppia ma anche in un’amicizia, nel rapporto genitoriale, tra fratelli, tra un consacrato e la sua comunità: «Noi incontriamo l’amore quando abbiamo trovato un motivo per cui daremmo la vita – prosegue Epicoco -. Tutte le volte che facciamo un’esperienza autentica dell’amore, capiamo qualcosa di Dio e della sua logica». Una logica improntata sulla fedeltà, che ci mantiene nella relazione, in modo affidabile e stabile, anche nelle difficoltà, nella fatica, nel dolore: «Chi rimane ad amare anche quando non “conviene” più, sperimenta qualcosa dell’amore che il mondo non comprende: lo stesso amore di Cristo, che ci ha amato fino alla fine, nel modo inconveniente e totale della croce».

don epicoco amore san valentino, 14 febbraio 2020Nel desiderio di approfondire la chiamata all’amore propria non solo dei fidanzati e degli sposi ma di ogni umo, la serata è proseguita con un incontro nel teatro parrocchiale. Alla presenza di numerose coppie di giovani e adulti, don Luigi ha offerto una riflessione sull’amore a partire dal versetto del profeta Ezechiele: “Passai vicino a te, ti vidi, ti amai e divenisti mia”, frase che Dio rivolge a Israele in un momento in cui il popolo sembra aver perso fedeltà e bellezza. «Il Signore ricostruisce la relazione e lo fa usando quest’alfabeto dell’amore di coppia», occasione per un itinerario in quattro tappe per cogliere le caratteristiche dell’amore divino e umano.

don Luigi Maria Epicoco, teatro parrocchia San Valentino, 14 febbraio 2020La prossimità è il primo passo, perché «l’amore è il grande esorcismo della solitudine»: uscire dall’isolamento e dalla chiusura dell’incomunicabilità nell’esperienza dell’intimità, che «è permettere all’altro di entrare in punta di piedi dentro la nostra vita, perché a lui ci consegniamo, aprendo quei ponti che avevamo chiuso in passato». L’amore ha poi a che fare con lo sguardo, perché sentirsi amati è essere visti nella propria verità, senza giudizio e aspettative: «È un’esperienza liberante che salva, ti senti accettato e accolto per quello che sei, non per quello che dovresti essere». Ed è dunque gratuità «la parola d’ordine dell’amore: dono di se stessi “a fondo perduto”, decentrandosi da sé, mettendo l’altro al centro, senza mai presentare il conto». Infine, caratteristica peculiare dell’amore è «divenire di qualcuno: è sapere che non sono intercambiabile, uno tra i tanti, ma sentirmi unico e irripetibile agli occhi di chi mi ama».

Un percorso, quello delineato dal sacerdote, nel quale «non dobbiamo sentirci imbranati o sbagliati. L’amore è provare ad amare, ha bisogno di tentativi, di cadere e rialzarsi. Il Signore ci ha donato la vita perché imparassimo l’amore e ci dà continuamente occasione di “allenarci” e impararlo, perché solo l’amore ci prepara all’incontro con lui».

17 febbraio 2020