Dossier Antigone: mai così tanti i ragazzi in carcere

Presentato il dossier sull’emergenza negli Istituti penali per minorenni, a un anno da Caivano: in 22 mesi i giovani detenuti sono cresciuti del 48%. «Tensione mai vista prima»

 Al 15 settembre 2024 erano 569 i ragazzi e le ragazze detenuti negli Istituti penali per minorenni (Ipm) italiani. È da febbraio che il dato supera costantemente le 500 presenze, arrivando a oscillare tra le 560 e le 580 negli ultimi mesi. Numeri così alti non si erano mai registrati prima. A ottobre 2022, momento in cui si insedia il governo Meloni, le carceri minorili ospitavano 392 persone, del tutto in linea con il dato immediatamente precedente alla pandemia. È quanto si legge nel dossier di Antigone sull’emergenza negli Ipm a un anno dal decreto Caivano, presentato questa mattina, 2 ottobre, a Roma. In 22 mesi i giovani detenuti sono cresciuti del 48% – si legge nel dossier -: un’impennata che non ha uguali e che non trova alcun fondamento in un parallelo aumento della criminalità minorile, che negli ultimi 15 anni ha avuto un andamento ondivago senza tuttavia particolari picchi e che nel 2023 ha visto addirittura diminuire del 4,15% il numero di segnalazioni di minori denunciati o arrestati rispetto all’anno precedente.

Un’impennata, tuttavia, che non si distribuisce uniformemente lungo l’arco dei mesi considerati: se negli 11 mesi che vanno dall’ottobre 2022 al settembre 2023, quando è entrato in vigore il cosiddetto decreto Caivano, le presenze in Ipm sono aumentate di 59 unità, nei successivi 11 mesi l’aumento è stato di 129, ovvero più del doppio. E, inoltre, si tratta di un numero assolutamente falsato al ribasso, secondo Antigone: sarebbero ben di più i ragazzi oggi in Ipm se non fosse che il decreto Caivano ha permesso il trasferimento al sistema degli adulti di tanti ragazzi che, avendo commesso il reato da minorenni, avevano compiuto la maggiore età. Oltre al dato statico, a raccontare la crescita delle presenze Ipm è il numero degli ingressi registrati dall’inizio dell’anno. Al 15 settembre 2024, gli ingressi sono stati 889. Nello stesso periodo del 2023 gli ingressi erano stati 764. In un solo anno si è registrata una crescita del 16,4%. Il confronto con gli anni passati rende ancora più evidente il volume della crescita.

«Non avevamo mai visto nulla di simile – è il commento degli attivisti di Antigone -. Nonostante la nostra lunga esperienza nel monitoraggio delle carceri italiane, è la prima volta che troviamo un sistema minorile così carico di problemi e denso di nubi. La nostra preoccupazione cresce di giorno in giorno. Non riusciamo a immaginare come potrà finire questa storia». Per questo l’associazione chiede alla politica, all’amministrazione e all’opinione pubblica di non girarsi dall’altra parte: «Si continuano a chiudere in carcere dei minorenni senza alcun progetto educativo, senza alcun piano di accoglienza, senza alcuna possibilità di reintegrazione sociale – scrivono -. Nelle carceri minorili si respira una tensione mai vista prima, data dall’affollamento e dalla progressiva chiusura del sistema. Da tanti Ipm ci segnalano la chiusura di attività, le difficoltà per i volontari, il ritorno a un modello di detenzione fatto solo di cancelli e sbarre, i trasferimenti forzati».

Antigone chiede inoltre di ascoltare i ragazzi che in questi mesi hanno protestato all’interno degli Ipm: «Ci sarebbe bisogno di ascoltare quel che i ragazzi detenuti hanno da dirci e da chiederci – si legge nel dossier -. Nessuno lo ha fatto. Nessuno è entrato in carcere per fare con loro un incontro, un’assemblea, per sentire le loro ragioni. È sempre più evidente che si cavalca l’onda delle proteste – che a breve, sotto il nome improprio di rivolte, verranno punite con pene fino a otto anni di carcere anche nella loro forma di resistenza passiva – per giustificare un modello di carcerazione minorile sempre più simile a quello degli adulti: chiuso, sovraffollato, violento. E invece – puntualizza il dossier – la forza del sistema italiano della giustizia minorile, che tutta Europa ci ha invidiato, è stata proprio in passato nella sua capacità di differenziarsi dalle carceri per adulti e di proporre un approccio educativo e non esclusivamente repressivo. Oggi in Ipm ci vanno coloro per i quali l’Italia non ha posto altrove. Non gli autori dei reati più gravi (la maggiore percentuale sono infatti reati contro il patrimonio, soprattutto nel caso dei ragazzi stranieri), ma i più marginali, a partire dai minori stranieri non accompagnati. E il mandato affidato alle carceri minorili è quello della neutralizzazione. Non reintegrateli in società – è l’implicito messaggio -, noi qui fuori non li vogliamo: teneteveli voi. Seppelliteli sotto litri di psicofarmaci e cumuli di altri anni di carcere».

2 ottobre 2024