Family Day, dalla piazza segno di misericordia verso i più deboli

Al Circo Massimo un larghissima fetta del Paese scesa in campo in difesa della famiglia e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà

Al Circo Massimo un larghissima fetta del Paese scesa in campo in difesa della famiglia e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà

In queste settimane, l’offensiva mediatica sull’opportunità di concedere alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle famiglie è stata crescente, sia sulla tv “pubblica” sia sulle emittenti private, anche quelle che di solito non hanno nel loro palinsesto il giornalismo d’inchiesta o la narrazione di storie. Spesso è partita proprio da qui, dalle storie, con una strategia efficace, la proposta diretta a “bucare” il video e ad andare dritto alle emozioni di chi guardava, privilegiando ad esempio il racconto “felice” di una mamma surrogata californiana (leggi: “utero in affitto”) alle drammatiche esperienze (ignorate) delle donne indiane sfruttate.

Tra i protagonisti, anche i bambini: in primo piano nelle immagini delle piazze favorevoli al ddl Cirinnà (meno popolate di quanto si sia voluto far credere), intervistati come figli di coppie omosessuali o perfino infilati in un servizio de “Le Iene” per una serie di interviste sulle unioni gay dopo un video con la proposta di matrimonio tra un lui e un altro lui e il finale secondo cui “non c’è niente di strano nell’amore” (per la serie: se lo dicono i bambini… perché opporsi?).

In un clima da “pensiero unico” non è mancato nulla, e sicuramente non è finita qui. Ma c’è chi, pur non finendo nel circuito mediatico, vuole essere protagonista della narrazione della propria vita in una presenza reale accanto agli altri, con umiltà e rispetto, anche accettando di essere parte di una piazza che vuole farsi voce di un “sì” deciso alla famiglia. Una piazza serena e forte al tempo stesso.

È accaduto sabato scorso al Circo Massimo, dove una larghissima fetta del Paese reale ha bussato alla porta delle istituzioni con la manifestazione in difesa della famiglia e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. Piazza larga e lunga, serena nei toni e forte per le esperienze di vita che raccoglieva, variegate ma unite dalla stessa finalità. In tanti, tantissimi davvero, si sono mossi all’alba dalle proprie case con i propri figli per essere lì al Circo Massimo e dire pubblicamente il loro sì alla famiglia, quello che già vivono incarnando un “sì” quotidiano alle gioie e ai problemi.

Certamente un segno di vitalità della democrazia, nutrito di grande rispetto per chi ha opinioni diverse, come è stato più volte ribadito. Non una piazza “contro”, ma “per”: per riaffermare la grandezza della dignità della persona, il rifiuto della commercializzazione della maternità e dei bambini, la richiesta di non equiparare giuridicamente le unioni civili al matrimonio (come tante volte abbiamo detto). È una voce importante, di cui non si può non tener conto, proprio mentre a Parigi – accadrà nelle prossime ore – sarà firmata una «Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata», chiara espressione di una nuova consapevolezza sull’assoluta necessità che il corpo della donna e i bambini non debbano diventare merce, oggetto di compravendita.

La voce della piazza del Circo Massimo – e di quanti, molto numerosi nel nostro Paese, ne condividono le ragioni – sale in direzione del Parlamento come segno di misericordia verso le donne sfruttate e verso i piccoli coinvolti in questo commercio sempre più florido e sempre più turpe. Un segno di misericordia verso i più deboli.

1° febbraio 2016