Formazione socio politica, Ruzza: «Aiutare giovani a capire»
Inaugurata a Frascati la prima Summer school diocesana, ispirata a san Tommaso Moro e allo statista Dc Aldo Moro. 120 i giovani partecipanti
«Bloccare quella cultura sbagliata che esorcizza la politica dicendo che è sporca e prendere invece come esempio i tanti cattolici che nel passato, in particolare negli anni della Costituente e del dopoguerra, hanno animato il dibattito culturale e politico con la loro presenza, lavorando sui grandi valori dell’uomo, nella ricostruzione del Paese». È questo per il vescovo Gianrico Ruzza, delegato per la pastorale d’ambiente nella diocesi di Roma, l’obiettivo della prima Summer school di formazione sociopolitica promossa dal Vicariato, che si è aperta ieri, giovedì 25 luglio, a Villa Campitelli, a Frascati. “Da Moro a Moro… and more” il titolo dell’iniziativa, che si ispira a Tommaso Moro, il santo autore de “L’Utopia”, morto martire per mano di Enrico VIII perché si rifiutò di abiurare la religione cattolica, e ad Aldo Moro, uno dei fondatori della Democrazia Cristiana, cinque volte presidente del Consiglio, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978.
Economia, cultura, immigrazione, famiglia, educazione, giustizia, ambiente alcuni dei temi al centro delle giornate di studio che si concludono domani, 27 luglio, e alle quali partecipano 120 ragazzi, impegnati in dibattiti, workshop, tavoli di approfondimento e momenti di preghiera. Per la prima edizione la Summer school diocesana, ha spiegato Ruzza, «ha convocato una decina di scuole di formazione politica piene di giovani che chiedono di poter essere aiutati a capire i fenomeni che si stanno svolgendo intorno alla loro vita e di poter realizzare qualcosa». In questo contesto storico, ha rimarcato, è necessario «uscire dalla logica imposta dai media e dai social network» perché ogni tematica va affrontata attraverso un dialogo «a tu per tu. Lo schermo può essere un facile paravento dietro cui nascondersi per non dire ciò che abbiamo nel cuore».
San Tommaso Moro e Aldo Moro furono «testimoni di una politica, intesa come la “più alta forma di carità”», ha evidenziato la presidente delle Acli provinciali di Roma Lidia Borzì, tra gli organizzatori della prima Summer School che «mira a coniugare valori mutuati dalla dottrina sociale della Chiesa con la volontà di costruire il bene comune», al fine anche di «avvicinare i giovani alla buona politica, fornendo saldi ancoraggi valoriali, strumenti concreti, e momenti di analisi e di approfondimento sui grandi temi di attualità», ha concluso. Padre Francesco Occhetta, gesuita e scrittore de “La Civiltà Cattolica”, si è soffermato sull’importanza di discernere in politica che significa «distinguere il bene e il male; scegliere in mezzo ai conflitti di interesse il bene di tutti; concepire la politica come un servizio basato sulla competenza e l’onestà e non come una professione per scalare socialmente». Per il religioso, che dal 2009 coordina “Connessioni”, percorso di formazione alla vita sociale e politica riservato ai giovani, la «Costituzione italiana è l’esempio di come un popolo può discernere. È un evento di coscienza sociale che ha spinto i costituenti a scommettere sul valore della “dignità” della persona dopo l’esperienza di sudditanza e di umiliazione vissuta nell’ordinamento fascista e nelle terribili conseguenze della guerra». Il sacerdote ha quindi posto l’accento sulla «crisi» che oggi riguarda quella «forma di politica, legata alla partecipazione, ai partiti, alle appartenenze ideologiche» in contrapposizione alla quale stanno fiorendo anche forme di politica che «puntano sulla condivisione, la cooperazione, il consenso sui temi». Per questo bisogna investire sui giovani «dare loro fiducia e responsabilità, pagare i loro lavori e permettere loro di progettare».
Alla prima giornata di studio ha partecipato anche Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto e teoria generale del diritto all’Università Tor Vergata, secondo il quale l’attuale politica è in una crisi che «trova le sue radici nella mancanza di una visione unitaria e condivisa sul valore della politica, perché ci troviamo di fronte, anche se gran parte dell’opinione pubblica forse non se ne rende conto, a una grande alternativa: considerare la politica come ricerca del bene comune oppure identificarla con il potere che tiene insieme una comunità». Per il giurista, «sebbene in casi particolari, la ricerca del bene comune e l’affermazione del potere possano coincidere, il più delle volte sono due prospettive che tendono a confliggere. Il potere – ha concluso – viene spesso identificato con la volontà della maggioranza e molte volte la volontà della maggioranza è cieca e ottusa e altre volte la ricerca del bene comune si esalta all’interno di singole comunità chiuse».
26 luglio 2019