Francesco: «Deporre le armi in Siria»

Al termine dell’Angelus, l’appello alle parti, a 10 anni dall’inizio del «sanguinoso conflitto» nel Paese. «Si possa ricucire il tessuto sociale e avviare la ricostruzione»

«Dieci anni fa iniziava il sanguinoso conflitto in Siria, che ha causato una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo: un numero imprecisato di morti e feriti, milioni di profughi, migliaia di scomparsi, distruzioni, violenze di ogni genere e immani sofferenze per tutta la popolazione, in particolare per i più vulnerabili, come i bambini, le donne e le persone anziane». Lo ha ricordato Papa Francesco ieri, 14 marzo, al termine della preghiera dell’Angelus, rinnovando il suo «accorato appello» alle parti in conflitto, «affinché manifestino segni di buona volontà, così che possa aprirsi uno squarcio di speranza per la popolazione stremata».

Parallelamente, il pontefice ha espresso anche l’auspicio di «un deciso e rinnovato impegno, costruttivo e solidale, della comunità internazionale, in modo che, deposte le armi, si possa ricucire il tessuto sociale e avviare la ricostruzione e la ripresa economica». Quindi l’invito ai fedeli: «Preghiamo tutti il Signore, perché tanta sofferenza, nell’amata e martoriata Siria, non venga dimenticata e perché la nostra solidarietà ravvivi la speranza. Preghiamo insieme per l’amata e martoriata Siria».

15 marzo 2021