Gaza: manca cibo per le donne incinte e i neonati nascono sottopeso

Da ActionAid le voci delle mamme che hanno partorito all’ospedale Al-Awda. Frutta e verdura irreperibili nella Striscia. Insicurezza alimentare per il 95% della popolazione

«All’inizio della guerra ero all’inizio della mia gravidanza e per tutto il corso della gestazione ho avuto difficoltà a trovare cibo. Ero incinta di due gemelli. Uno di loro è morto a causa delle mie condizioni di salute e dei continui spostamenti da un luogo all’altro. Ho paura di non trovare cibo sufficiente e di non essere in grado di allattare il mio bambino». A parlare è Iman, una mamma che ha da poco partorito all”ospedale Al-Awda nel nord di Gaza, gestito dal partner di ActionAid Al-Awda. Una fra le tante, riferiscono da ActionAid, che raccontano di aver lottato per trovare qualcosa da mangiare durante la gravidanza, con frutta e verdura ormai completamente irreperibili nella Striscia. Il risultato è che le donne incinte di Gaza soffrono la fame e i neonati nascono sottopeso. E la situazione è destinata a peggiorare nelle prossime settimane.

«Gli integratori alimentari che abbiamo usato per le donne in gravidanza non sono purtroppo più disponibili – riferisce il dottor Adnan Radi, capo del dipartimento di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Al-Awda -. Non ci sono vitamine, minerali, ferro, frutta, verdura o altro. All’avvicinarsi della carestia aggiungiamo i problemi che le donne in gravidanza già soffrono, come la mancanza di cure primarie, un forte aumento delle complicazioni relative ai parti prematuri, un aumento di aborti spontanei e infezioni, sepsi, emorragie».

In un momento in cui il 95% della popolazione di Gaza sta vivendo in condizione di estrema insicurezza alimentare (fonte IPC), il 99% delle donne incinte ha dichiarato di affrontare difficoltà nell’accedere a prodotti nutrizionali e agli integratori di cui avevano bisogno, mentre il 76% soffre di anemia, informano da ActionAid. Nel frattempo, il 55% delle madri che allattano ha riferito condizioni di salute che ostacolano la capacità di allattare, e il 99% ha lottato per assicurare abbastanza latte materno per i loro bambini (UN Women).

La quantità di cibo e aiuti che entra a Gaza è diminuita in modo significativo dall’inizio di maggio a causa della chiusura del valico di frontiera di Rafah e delle attività militari israeliane in corso al valico di Karm Abu Salem (Kerem Shalom). Allo stesso tempo, distribuire gli aiuti all’interno di Gaza rimane una sfida incredibile.  A spiegarlo è Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina. «La mancanza di cibo sta avendo un fortissimo impatto sulla possibilità delle donne di portare avanti le gravidanze e di allattare i loro neonati, molti dei quali nascono pericolosamente sottopeso – dichiara -. Dopo nove mesi dall’inizio di questa crisi, la situazione umanitaria è desolante. Lo spostamento di oltre 250mila persone da Khan Younis non farà che aumentare ulteriormente la catastrofe. Gaza ha urgente bisogno di più aiuti e di un cessate il fuoco permanente, ora».

4 luglio 2024