“Giochi di Stato” in una ricerca del San Pio V

Il denaro sperperato nell’azzardo cresciuto dal 2000 del 530%: l’equivalente di 70 milioni di giornate lavorative perse. Studio curato da Benedetto Coccia

Il denaro sperperato nell’azzardo cresciuto dal 2000 del 530%: l’equivalente di 70 milioni di giornate lavorative perse. Lo studio curato da Benedetto Coccia

Nel gioco d’azzardo le uniche a vincere sono le lobby, ma pochi hanno il coraggio di parlarne e sul silenzio vince la pubblicità. Nel 2012 slot machine, gratta e vinci e giochi online sono costati agli italiani 88 miliardi, la cifra più alta a livello europeo e la terza nel mondo. Il triste primato finanzia le casse dello Stato per soli 8 miliardi, e ne costa 4 di spesa sanitaria per frenare le ludopatie. A fare luce sulla questione il volume “Giochi di Stato. Il gioco d’azzardo da vizio privato a virtù nazionale”, scritto da Carlo Cefaloni, coordinatore del movimento Slot Mob, Maurizio Fiasco, sociologo recentemente nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito dal presidente della Repubblica, e Donato Verrastro, ricercatore di storia contemporanea all’università di Salerno. Lo studio, condotto su iniziativa dell’Istituto di Studi Politici San Pio V e curato da Benedetto Coccia, primo ricercatore dell’Istituto, è stato presentato giovedì 26 novembre alla Regione; oltre agli autori Fiasco e Cefaloni, hanno discusso il tema il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il direttore della Caritas diocesana di Roma Enrico Feroci e la sociologa del Censis Elisa Manna.

La Regione Lazio si sta muovendo. L’assessore alle politiche sociali Rita Visini, curatrice della presentazione dello studio, che ha dato il benvenuto, ha fatto sapere che è stato attivato un numero verde per aiutare le vittime del gioco e presto verrà attuata una campagna informativa. Il testo dell’Istituto di studi politici verrà utilizzato per la formazione: «Non bisogna mai abbassare la guardia contro le lobby» ha aggiunto Visini. Il denaro sperperato al gioco, riporta il libro, è cresciuto dal 2000 del 530%: «Stiamo parlando dell’equivalente di 70 milioni di giornate lavorative perse – ha commentato Fiasco -. Il gioco d’azzardo non drena solo denaro ma anche tempo di vita». E colpisce le fasce più povere «come se fosse una tassa regressiva», ma sotto nomi più allettanti: «Solo nel codice penale viene citato come “gioco d’azzardo” mentre più spesso si parla di “gioco a distanza” o “skill game”, gioco d’abilità, un vero e proprio oscuramento della realtà», per il direttore di Avvenire una vera e propria «impostura». La pubblicità parla di sogni e vincite, la crisi spinge a crederci: «Nei nostri centri d’ascolto tocchiamo con mano questa realtà – ha raccontato monsignor Feroci -. Una volta è venuto un padre di famiglia con moglie e due bambine: era riuscito a indebitarsi per oltre 800mila euro in quattro anni».

Il fenomeno dovrebbe destare più attenzione. Oltre a iniziative di sensibilizzazione come quella di Slot Mob, di cui si interessa Cefaloni, la redazione di Avvenire da diverso tempo si è fatta promotrice di una campagna di informazione sui problemi del gioco, ma, come hanno notato i relatori, la forza delle lobby dell’azzardo spesso ha la meglio. «Ho fiducia che le iniziative locali possano fare la differenza – ha aggiunto Manna -. Dobbiamo unire le forze per fare sì che la pubblicità del gioco d’azzardo venga vietata». Una battaglia che si preannuncia difficile: «Parlando da uomo della comunicazione – ha spiegato Tarquinio -, la pubblicità è la cavezza che tiene alla stanga il sistema informativo, per cui noi siamo soli tra i grandi quotidiani».

27 novembre 2015