Gli auguri del Papa al Centro Astalli per i 40 anni del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati

Il messaggio in occasione dell’anniversario della fondazione da parte del servo di Dio padre Arrupe. Il presidente Ripamonti: «Richiamo alle nostre responsabilità»

«Oggigiorno troppe persone nel mondo sono costrette ad aggrapparsi a barconi e gommoni nel tentativo di cercare rifugio dai virus dell’ingiustizia, della violenza e della guerra». Lo scrive Papa Francesco nel messaggio indirizzato a padre Thomas H. Smolich, direttore Internazionale del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs), in occasione dei 40 anni di fondazione da parte del servo di Dio Pedro Arrupe, il 4 ottobre scorso. «Alla luce di queste gravi ineguaglianze – prosegue il pontefice -, il Jrs ha un ruolo cruciale nel far conoscere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà dei rifugiati e degli sfollati. È vostro compito vitale tendere la mano dell’amicizia a coloro che sono soli, separati dalle loro famiglie o abbandonati, accompagnandoli e amplificandone la voce, e soprattutto garantendogli l’opportunità di crescere attraverso i vostri programmi di istruzione e sviluppo». E ancora, «la vostra testimonianza dell’amore di Dio nel servire rifugiati e migranti è anche fondamentale per costruire una “cultura dell’incontro” (Fratelli Tutti, 30) che da sola pone le basi per una solidarietà autentica e durevole per il bene della famiglia umana».

Nelle parole di Francesco, i «migliori auguri» al Centro Astalli «qui a Roma» e a tutto lo staff  e ai volontari del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati nel mondo. E dal Centro Astalli arriva la gratitudine del presidente padre Camillo Ripamonti. «Il Santo Padre – riflette – ci richiama ancora una volta alle nostre responsabilità, alla nostra umanità. La pandemia non ci deve distogliere da questo. L’ultima delle vittime della nostra indifferenza – prosegue – è un bambino di sei mesi. Opponiamoci alla logica di Caino ed esigiamo da chi ricopre ruoli istituzionali di essere all’altezza del compito affidatogli: garantire il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano». Per Ripamonti, «lasciar morire, senza far nulla, coloro i quali cercano di raggiungere un posto sicuro nel mondo è il frutto amaro della logica dell’indifferenza e della cultura dello scarto da cui ci mette in guardia Papa Francesco. Uomini e donne di ogni fede reagiscano e fermino l’ecatombe».

Ai tanti uomini, donne e bambini che si rivolgono al Jrs per cercare rifugio e assistenza Francesco assicura la sua personale vicinanza e il ricordo nelle preghiere. Poi, rivolgendosi alla realtà del Servizio dei Gesuiti, aggiunge: «Guardando al futuro, ho fiducia che nessuna battuta d’arresto o sfida, personale o istituzionale, potrà distrarvi o scoraggiarvi dal rispondere generosamente alla chiamata urgente di promuovere la cultura della vicinanza e dell’incontro tramite la difesa determinata dei diritti di coloro che accompagnate ogni giorno».

Celebrare i 40 anni allora, chiosa padre Ripamonti, è «rinnovare l’impegno quotidiano al fianco dei rifugiati con la consapevolezza di essere al fianco dei giusti».

12 novembre 2020