I consacrati a Francesco: «Chiamati a rivitalizzare la gioia»
La lettera letta nell’udienza a conclusione dell’Anno voluto dal Papa: «Un’opportunità per condividere la bellezza della nostra vocazione e missione»
La lettera letta nell’udienza a conclusione dell’Anno voluto dal Papa: «Un’opportunità per condividere la bellezza della nostra vocazione e missione»
«Non un anno per la conversione, sebbene sia sempre necessaria, ma una chiamata a rivitalizzare la gioia, la tenerezza e la speranza». È il bilancio dell’Anno della Vita consacrata contenuto nella lettera letta a Francesco nell’udienza conclusiva, ieri, lunedì 1° febbraio. «Un anno come tempo di grazia, spazio teologale dove sentirsi amati da Dio e dalla Chiesa, proiettati per mezzo dello Spirito all’uscita missionaria, come segno di un amore non rassegnato ma intriso di zelo e condivisione con i poveri e gli ultimi», è scritto nel testo, letto davanti al Papa dal segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica monsignor José Rodriguez Carballo.
Al cuore del messaggio, la gratitudine per la «grande opportunità» di condividere «la bellezza della nostra vocazione e missione, sebbene non sempre la viviamo al massimo e a volte la oscuriamo, perché decidiamo di vivere scontenti, in un cono d’ombra». Quindi, il tentativo di tracciare un bilancio. «Il rischio – si legge nel testo – sarebbe quello di dire le cose che abbiamo fatto, peccando di “mondanità spirituale”, o fare la litania del non fatto; in realtà, il frutto più bello offertoci dalla Chiesa è riconoscere ciò che Dio ha fatto per noi: ci ha amati con amore eterno, ci ha guardati e noi ci siamo lasciati guardare, ci ha sussurrato che non è agitato per le nostre diminuzioni numeriche». E ancora, «ci ha consolati ricordandoci che i giovani sono una grazia rigenerativa, ci ha rammentato che le comunità, le stesse opere, devono generare persone capaci di prendersi cura dell’uomo ferito, ci ha sollecitati a svegliare il mondo».
La lettera dei consacrati inscrive nella prospettiva di riforma della Chiesa promossa da Francesco il fatto che l’Anno a loro dedicato si intersechi con quello della Misericordia, «come se ci ricordasse che il primo frutto del rinnovamento del popolo di Dio, di cui i consacrati e le consacrate sono parte, sia proprio quello della misericordia». Quello appena concluso, allora, è stato un anno «vissuto come tempo di discernimento, alla luce del troppo grande amore di Dio (Gv 3,16) e del suo amore spinto al massimo (Gv 13,2), come efficace cura evangelica, l’unica capace di generare la trasfigurazione della vita, delle strutture, degli stessi carismi fino alla piena configurazione cristica, fino ad avere in noi i sentimenti che furono in Cristo Gesù (Fil 2,1-11)».
La grazia di quest’Anno della vita consacrata, conclude la lettera, sta nel fatto che «abbiamo compreso che siamo all’inizio di un cammino da condividere, che non siamo chiamati a competere, ad essere Golia (1 Sam 17,1-58), ma a rifare la storia di Maria di Nazareth, ad essere misericordia (Lc 1,46-55), un lembo di tenerezza su questa piccola parte di mondo, una carezza sul mondo».
2 febbraio 2016