I cristiani del Nepal “invitati” a lasciare il Paese

Cresce l’insicurezza, dopo gli attentati contro le chiese protestanti. L’avvertimento degli estremisti: «La vostra presenza nel Paese non è più tollerata»

Cresce l’insicurezza, dopo gli attentati contro le chiese protestanti. L’avvertimento degli estremisti: «La vostra presenza nel Paese non è più tollerata»

Dopo gli attentati dinamitardi che nella notte tra il 14 e il 15 settembre hanno colpito tre chiese protestanti, cresce la sensazione di insicurezza tra i cristiani del Nepal. Una minoranza: appena lo 0,5% della popolazione; ma comunque una minoranza poco gradita, visto che gli attentati – non rivendicati e che non hanno provocato vittime – si sono verificati a poche ore dalla votazione di un emendamento della Costituzione che avrebbe reso il Nepal uno stato induista. L’emendamento, fortemente voluto dal partito nazionalista Rastriya Prajatantra, non è stato approvato. Resta però la paura: nelle tre chiese attaccate sono stati ritrovati dei volantini a firma del gruppo estremista induista Hindu Morcha Nepal, nei quali si accusa il governo nepalese di essere controllato da nazioni straniere e la comunità cristiana di aver trascinato il Paese in un conflitto etnico e religioso.

A darne notizia è la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, che ha raccolto informazioni da fonti vicine alla comunità cristiana nepalese. E riporta l’avvertimento a tutti i leader cristiani lanciato dagli estremisti: «La vostra presenza nel Paese non è più tollerata. Per questo dovete lasciare immediatamente il Nepal. E invitiamo anche i nepalesi che si sono convertiti al cristianesimo a ritornare alla loro religione ancestrale: l’induismo». La situazione nello stato himalayano, riferiscono, è particolarmente tesa dopo la promulgazione della nuova Costituzione – a lungo rinviata e poi approvata il 20 settembre scorso – che definisce il Nepal uno stato secolare e federale. La Carta incontra il favore della maggior parte della popolazione, ad accezione di alcuni gruppi nazionalisti. La Chiesa però guarda con sospetto all’articolo 26, che «ha il fine di evitare le conversioni forzate, ma rischia di impedire anche le libere conversioni».

Una realtà, quella della «minuscola» minoranza cristiana nel Paese, testimonianta già nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo presentato da Aiuto alla Chiesa che soffre. Molte le discriminazioni che colpiscono i cristiani in Nepal: in quanto gruppo minoritario, ad esempio, non possono registrarsi come istituzione religiosa e non hanno quindi il diritto di acquisire terreni sui quali edificare chiese o cimiteri. E quando sono costretti a seppellire i propri cari in terreni privati, le tombe sono spesso profanate e i terreni occupati.

6 ottobre 2015