Il Papa ai giovani: la soluzione alla stanchezza è «mettersi in cammino»
Presentato il messaggio per la Gmg che quest’anno si celebra a livello diocesano il 24 novembre. Alla vigilia del Giubileo, l’invito a «riscoprire il grande dono dell’Eucaristia» e l’esortazione a mettersi in viaggio «non da turisti ma da pellegrini»
Il camminare e la stanchezza. Sono i due aspetti del pellegrinaggio su cui Francesco si sofferma nel suo messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù, che si celebra a livello diocesano il 24 novembre. Il tema: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi” (cfr Is 40,31). «Viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato», scrive nel messaggio, diffuso oggi, 17 settembre. E «spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive».
Al centro dell’analisi del Papa, la vita come pellegrinaggio «verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene». Guardare la vita «dal balcone», scrive, «a voi giovani non può bastare. I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo», prosegue, definendo «normale» avvertire la stanchezza, dopo l’entusiasmo iniziale.
In alcuni casi, osserva il pontefice, «a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale. Questo produce tristezza, mentre viviamo nell’affanno di un vuoto attivismo che ci porta a riempire le giornate di mille cose e, nonostante ciò, ad avere l’impressione di non riuscire a fare mai abbastanza e di non essere mai all’altezza». A questa stanchezza «si unisce spesso la noia», che Bergoglio definisce «quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai sporcarsi le mani con i problemi, con gli altri, con la vita». È «come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti», il grido d’allarme di Francesco, che aggiunge: «Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!».
Nel messaggio per la Gmg, c’è anche una “strategia”. «La soluzione alla stanchezza, paradossalmente, non è restare fermi per riposare – scrive infatti il Papa -. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza». Di qui l’invito: «Camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché è un dono che riceviamo da Dio stesso: egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita». E, sulla scorta di san Paolo, cita l’esempio delle gare sportive: «Chi di voi ha partecipato, non da spettatore ma da protagonista, conosce bene la forza interiore che serve per raggiungere il traguardo. La speranza è proprio una forza nuova – prosegue -, che Dio infonde in noi, che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno sguardo lungo che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna. Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa!», assicura.
Inevitabili i tempi di crisi, che «non sono tempi persi o inutili, ma possono rivelarsi occasioni importanti di crescita». Anzi, «sono i momenti di purificazione della speranza! Nel pellegrinaggio della vita – prosegue – ci saranno inevitabilmente sfide da affrontare». Anche per chi è credente, «il pellegrinaggio della vita e il cammino verso una meta lontana rimangono comunque faticosi, come lo fu per il popolo d’Israele il viaggio nel deserto verso la Terra promessa. Così è per tutti voi. Anche per chi ha ricevuto il dono della fede, ci sono stati momenti felici in cui Dio è stato presente e lo avete sentito vicino, e altri momenti in cui avete sperimentato il deserto. Può succedere che all’entusiasmo iniziale nello studio o nel lavoro, oppure allo slancio di seguire Cristo – sia nel matrimonio, sia nel sacerdozio o nella vita consacrata – seguano momenti di crisi, che fanno sembrare la vita come un difficile cammino nel deserto». Nei momenti di crisi, tuttavia, «vengono meno tante false speranze, quelle troppo piccole per il nostro cuore; esse vengono smascherate e, così, restiamo nudi con noi stessi e con le domande fondamentali della vita, oltre ogni illusione. E in quel momento, ciascuno di noi può chiedersi: su quali speranze appoggio la mia vita? Sono vere o sono illusioni?. In questi momenti – assicurano -, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino».
Bergoglio cita, ancora, il beato Carlo Acutis, per invitare a «riscoprire il grande dono dell’Eucaristia! Nei momenti inevitabili di fatica del nostro pellegrinaggio in questo mondo, impariamo a riposare come Gesù e in Gesù – esorta -. Egli, che raccomanda ai discepoli di riposare dopo essere ritornati dalla missione, riconosce il vostro bisogno di riposo del corpo, di tempo per il vostro svago, per godere della compagnia degli amici, per fare sport e anche per dormire. Ma c’è un riposo più profondo, il riposo dell’anima, che molti cercano e pochi trovano, che si trova solo in Cristo. Tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore – garantisce -. Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in lui e a rimanere in lui, poiché quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi».
Nella parte finale, ancora un invito: «Mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini». Il riferimento è al Giubileo ormai prossimo: «Il vostro camminare non sia semplicemente un passare per i luoghi della vita in modo superficiale, senza cogliere la bellezza di ciò che incontrate, senza scoprire il senso delle strade percorse, catturando brevi momenti, esperienze fugaci da fissare in un selfie. Il turista fa così. Il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità». L’augurio è che «per molti di voi sarà possibile venire a Roma in pellegrinaggio per varcare le Porte Sante. Per tutti, in ogni caso, ci sarà la possibilità di compiere questo pellegrinaggio anche nelle Chiese particolari, alla riscoperta dei tanti santuari locali che custodiscono la fede e la pietà del santo e fedele popolo di Dio», ricorda.
Sono tre, per il Papa, gli atteggiamenti fondamentali con cui vivere il Giubileo: «Il ringraziamento, perché il vostro cuore si apra alla lode per i doni ricevuti, primo fra tutti il dono della vita; la ricerca, perché il cammino esprima il desiderio costante di cercare il Signore e di non spegnere la sete del cuore; e, infine, il pentimento, che ci aiuta a guardare dentro di noi, a riconoscere le strade e le scelte sbagliate che a volte intraprendiamo e, così, poterci convertire al Signore e alla luce del suo Vangelo».
17 settembre 2024