Il Papa ai consacrati: «Sporcarsi le mani con la vita quotidiana»

Francesco ha presieduto la Messa in occasione della fine dell’Anno della vita consacrata: «Percorrete con coraggio le periferie esistenziali»

Francesco ha presieduto la Messa in occasione della fine dell’Anno della vita consacrata: «Percorrete con coraggio le periferie esistenziali» 

Un anno «vissuto con grande entusiasmo» al termine del quale si scorge Gesù che «è il volto della Misericordia del Padre». Nella festa della Presentazione del Signore, martedì 2 febbraio, Papa Francesco ha presieduto la Messa a San Pietro che ha segnato la conclusione dell’Anno della vita consacrata. Ai 5mila tra conscarati e comsacrate di tutto il mondo, che si sono ritrovati a Roma per partecipare al Giubileo della vita consacrata, Francesco ha consigliato di seguire l’ispirazione dei fondatori che «mossi dallo Spirito» non hanno avuto la paura di «sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali».

In una basilica di San Pietro illuminata dai ceri accesi nelle mani dei fedeli, la celebrazione si è aperta con la benedizione delle candele che rappresentano, nel giorno della “Candelora”, l’«incontro di luce» che si fa quando si trova il Signore. «Giuseppe e Maria – ha riflettuto il pontefice riprendendo il testo del Vangelo del giorno – custodiscono lo stupore di questo incontro pieno di luce e di speranza per tutti i popoli». Lo stesso stupore di cui siamo custodi «anche noi, come cristiani e come persone consacrate», ha detto il Papa gesuita. Poi, Francesco ha indicato le insidie che non permettono di rinnovare lo stupore dell’incontro: «Guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta».

I carismi, appunto, quelli sui quali Francesco è tornato più volte durante l’Anno appena concluso: «I carismi dei fondatori non sono da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo». Come ebbe modo di indicare nella lettera indirizzata ai religiosi di tutto il mondo nel novembre del 2014, il Papa è tornato sull’importanza del passato, delle origini di ogni Istituto, là dove «è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla sequela ravvicinata di Cristo»; i «nostri fondatori – ha aggiunto durante l’omelia – sono stati mossi dallo Spirito e non si sono fermati davanti agli ostacoli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore lo stupore per l’incontro con Cristo».

Stupore che si accompagna alla «sana
inquietudine per il Signore – come l’ha chiamata il Papa -, un desiderio struggente» di portare Dio «agli altri, come hanno fatto Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose». Una di queste è «essere uomini e donne dell’incontro», appunto, quello del «Signore che ci raggiunge», che ci «cambia la vita» perché egli «è la novità che fa nuove tutte le cose». Chi vive questo incontro «diventa testimone», «evitando l’autoreferenzialità che ci fa rimanere chiusi in noi stessi». E l’esempio è tornato ancora alla vita di Cristo, il quale, per salvarci, «ha voluto condividere la nostra vita». «Consacrati e consacrati – ha aggiunto il Papa – sono chiamati ad essere segno concreto e profetico di questa vicinanza a Dio, di questa condivisione con la condizione di fragilità, di peccato e di ferite dell’uomo del nostro tempo». Tutte le forme di vita consacrata «sono chiamate ad essere in stato permanente di missione, condividendo – ha detto Francesco citando il Concilio vaticano II – “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”».

Non tutti i consacrati, presenti in
questi giorni a Roma, sono riusciti ad entrare nella gremitissima basilica di San Pietro. In molti hanno assistito alla celebrazione eucaristica dalla piazza, davanti ai maxischermo messi a loro disposizione dal Centro televisivo vaticano. Il Papa, al termine della Messa, è uscito per salutarli: «Grazie per finire così, tutti insieme, questo anno della Vita Consacrata», ha detto Francesco che ha esortato ancora i consacrati e le consacrate a «non dimenticare la prima vocazione, la prima chiamata». Bisogna pregare e invecchiare, ha detto il Papa, come «il buon vino». Poi, continuando a parlare a braccio dal sagrato della Basilica, ha continuato: «A me piace tanto quando trovo una religiosa o un religioso anziani ma con occhi brillanti, che hanno il fuoco della vita spirituale acceso, che non si è spento». Andate avanti, ha quindi esortato, «a lavorare e guardare la vita con speranza» e a pregare il Signore per altre «vocazioni».

3 febbraio 2016