La festa dei Santi, «antidoto contro la solitudine del credente»

La notte organizzata a San Giovanni Battista de la Salle, con il vescovo Paolo Lojudice. La catechesi di padre Maurizio Botta e il ricordo di Chiara Corbella, sulle note dei Kantiere Kairòs

La santità non è un privilegio riservato solo ad alcune persone ma tutti siamo chiamati a viverla nel quotidiano. Questo il leitmotiv de “La notte dei Santi”, serata di musica, divertimento, catechesi, testimonianze e riflessione svoltasi nella notte tra martedì 31 ottobre e mercoledì 1° novembre nell’Auditorium Santa Chiara, al Torrino, e culminata nella parrocchia di San Giovanni Battista de la Salle con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo del settore Sud Augusto Paolo Lojudice.

Promosso dalla pagina Facebook Christian Music Italy, in collaborazione con le suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria e la onlus “Oltremare”, l’evento ha voluto proporre un modo alternativo, allegro, ma allo stesso tempo carico di emozioni, per celebrare la solennità di Tutti i Santi, «giorno in cui la Chiesa ricorda non solo i santi che hanno ricevuto l’aureola ufficiale della canonizzazione ma anche e soprattutto quelli di cui gli uomini non si sono accorti ma che per Dio sono già santi» ha detto monsignor Lojudice. Un appuntamento che il parroco di San Giovanni Battista de la Salle, don Massimiliano Nazio, ha auspicato diventi una tradizione. Il ricavato della serata, come ha spiegato suor Vincenzina Botindari, è stato devoluto alla onlus impegnata nel sostegno a distanza di bambini, ragazzi e giovani dei Paesi poveri dove sono presenti le missioni delle Francescane e cioè Ghana, Eritrea, Siria, Giordania, Brasile, Egitto, Guinea Bissau, Iraq, Libano e Palestina. Sul palco, la band cristiana “Settantavoltesette“.

L’#happysunrise è stato anche l’occasione per riflettere che «la santità è a portata di mano di tutti, soprattutto degli umili che bussano e chiedono», ha detto padre Maurizio Botta della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. Durante la sua catechesi il sacerdote ha posto l’accento sulla necessità di tornare a essere bambini, gli unici in grado di accogliere il Regno di Dio, a differenza degli adulti «che hanno la tendenza a possedere la realtà e trovano quindi difficoltà ad accogliere l’amore». Per i bambini, invece, è istintivo abbandonarsi agli adulti come per i santi è naturale farsi abbracciare da Cristo e porre in Lui la propria fiducia. «I santi sono peccatori rialzati – ha aggiunto -, sono gli unici non infantili mentre gli adulti rischiano spesso di esserlo perché anche se ci si nasconde dietro a tante maschere si fanno gli stessi capricci dei bambini».

Essere santi significa anche essere felici nonostante le croci, come è accaduto a Chiara Corbella Petrillo, stroncata nel 2012, a soli 28 anni, da un tumore per il quale aveva ritardato le cure pur di portare a termine la gravidanza. Fino all’ultimo momento Chiara ha testimoniato a tutti la gioia disarmante dell’abbandono al volere di Dio. «Chiara non si è mai ripiegata nel dolore pur non negando di soffrire – ha affermato una sua amica d’infanzia, Sabrina Mari -. Ha sempre vissuto pienamente la sua vita e la sua vita ci dice che la santità è per tutti». Da qualche mese è nata l’associazione per la beatificazione di Chiara, «capace di coinvolgere tutti nella preghiera e di organizzare piccoli cenacoli anche tra le corsie dell’ospedale». Una testimonianza forte, alla quale ha fatto seguito, in anteprima, l’esecuzione del brano “Siamo nati”, dedicato proprio a Chiara, cantato da Antonello Armieri, voce e chitarra acustica della band cosentina di christian rock Kantiere Kairòs. «Per noi che siamo disillusi e non crediamo più nell’amore e nella vita, Chiara è una donna da prendere a esempio perché ha saputo vivere il quotidiano amando semplicemente e incondizionatamente».

Per monsignor Lojudice «la festa dei santi è in particolare la festa contro la solitudine e l’isolamento del credente, uno dei grandi mali di questo tempo. Comunichiamo a qualsiasi ora del giorno e della notte ma ci sentiamo più soli di quanto avveniva in passato. Tutti noi siamo chiamati a una santità non conquistata, perché se ci concentriamo troppo su noi stessi rischiamo di dimenticarci di dare spazio all’accoglienza del Signore. Dobbiamo lasciare che il regno di Dio cresca in noi».

2 novembre 2017