Le diocesi italiane mobilitate per l’accoglienza dei migranti della Diociotti

Trasferiti in queste ore gli ultimi eritrei ospiti dal 28 agosto nel centro “Mondo migliore” di Rocca di Papa. La mediazione di don Buonaiuto con il vicepremier Salvini

Una quarantina sono già stati trasferiti ad Arezzo, Terni, Capua, Milano. Gli altri sessanta lasceranno il centro “Mondo migliore” di Rocca di Papa nelle prossime ore. Si chiude così il primo capitolo sulla vicenda dei cento migranti eritrei ospiti da martedì 28 agosto nella struttura dei Castelli Romani dopo essere sbarcati dal pattugliatore della Guardia costiera “Ubaldo Diciotti”. Un caso politico-giudiziario che ha tenuto banco per circa dieci giorni.

In primo piano il duro braccio di ferro tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e l’Ue. Una vicenda per la quale i pm della procura di Agrigento hanno aperto un fascicolo di indagine nei confronti del vicepremier Salvini contestando le accuse di sequestro di persona, abuso di ufficio, arresto illegale, omissione di atti di ufficio e sequestro di persona a scopo di coazione. Gli stessi reati sono stati contestati al capo di gabinetto del ministero dell’Interno Matteo Piantedosi. La gestione del caso Diciotti ha suscitato il disappunto di Stefano Vella, presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) il quale il 25 agosto ha rassegnato le sue dimissione «irrevocabili» attraverso una lettera inviata al ministro della Salute Giulia Grillo.

Il 20 agosto la nave Diciotti ha attraccato nel molo di Levante del porto di Catania con a bordo 177 migranti (137 uomini, 6 donne e 34 minori) tratti in salvo il 16 agosto al largo di Lampedusa. Malta non ha voluto accoglierli e l’Italia ha atteso per giorni un accordo con l’Unione europea sulla ripartizione dei profughi. Accordo che non è mai arrivato. Il 22 agosto è stata concessa l’autorizzazione per far sbarcare 27 minori (25 maschi e due femmine). I soccorritori, gli operatori di Terre de Hommes e di Medici senza frontiere, hanno parlato di 27 “scheletrini” stanchi e denutriti. Il più magro pesava appena 30 chili. In molti avevano la scabbia e alcuni non riuscivano a camminare per i dolori.

Agli altri migranti, escluse le emergenze mediche, non è stato concesso di scendere dal pattugliatore fino al 26 agosto quando sono stati trasferiti nell’hotspot di Messina. Tra di loro si nascondevano anche quattro scafisti, tre cittadini egiziani e uno del Bangladesh, al comando dell’imbarcazione soccorsa dalla Guardia costiera il 16 agosto. Accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violenza sessuale, sono stati identificati grazie alle testimonianze dei profughi.

La mediazione con il ministro Salvini è stata portata avanti da don Aldo Buonaiuto della comunità Giovanni XXIII. A svelarlo è stato Papa Francesco durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico in Irlanda in occasione del IX Incontro mondiale delle famiglie. «Io non ho messo lo zampino – ha detto Bergloglio -. Quello che ha fatto il lavoro con il ministro dell’Interno è stato padre Aldo, il bravo padre Aldo, che è quello che segue l’opera di Don Benzi, che gli italiani conoscono bene, che lavora per la liberazione delle prostitute». Il sacerdote si è detto «felicemente meravigliato» delle parole di Francesco e ha spiegato che «l’Italia si è unita grazie alla Chiesa cattolica che ha fatto la sua parte, ma tutti gli italiani hanno a cuore queste persone». Don Aldo ha osservato che la disponibilità è arrivata da tutta Italia «per portare questi nostri fratelli migranti nei luoghi dove inizieranno il loro percorso di integrazione auspicato sempre dal Santo Padre e in cui la Chiesa italiana è impegnata in prima linea già da molti anni».

Il sacerdote ha operato in stretto contatto con la Cei che nel pomeriggio di giovedì 30 agosto al Viminale ha ufficializzato l’accordo tra la Chiesa italiana e il ministero dell’Interno, in seguito al quale si sono attivate le procedure per il collocamento dei migranti nelle diocesi. Oltre 40 quelle che hanno spontaneamente offerto la loro disponibilità ad accoglierli. Porte aperte anche nella Comunità Giovanni XXIII e nella Comunità Nuovi Orizzonti. Quaranta migranti saranno invece ospitati in Irlanda e Albania.

Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti si è detto «commosso della mobilitazione» delle diocesi italiane e parlando del fenomeno migratorio ha spiegato che questo è «un fatto strutturale. Non è un problema che può risolvere l’Europa da sola. Ci vuole una forza congiunta di tutte le istituzioni, di tutti gli uomini di buona volontà del mondo, altrimenti noi faremo sempre delle opere buone, evangeliche, giuste ma questo è un problema strutturale». Il sottosegretario della Cei don Ivan Maffeis ha aggiunto che la Chiesa «sta svolgendo un ruolo di supplenza ed è intervenuta nell’emergenza per sbloccare la situazione di una nave ferma a Catania per diversi giorni ma la risposta può essere solo politica e da parte dell’Unione europea. La Chiesa richiama al tema e al dovere dell’accoglienza», ha spiegato il sacerdote ricordando che sono 27mila i migranti ospiti delle strutture ecclesiali. La «risposta spontanea e generosa» di tante diocesi è «il segno di un Paese che rimane attento alla persona e al dramma che si consuma sulla pelle dei migranti». Maffeis ha inoltre evidenziato che la Chiesa può sensibilizzare e ricordare che “l’altro” non è un nemico ma è una persona che scappa dalla guerra e dalla repressione ma «non può sostituirsi in nessun modo alla politica».

Nel Centro “Mondo migliore” sono stati accolti 92 uomini e 8 donne, tra cui 4 coppie. Angelo Chiorazzo, direttore di Auxilium, la cooperativa che si occupa anche della gestione del centro di accoglienza di Rocca di Papa, ha detto che i migranti erano «malnutriti e molto provati da un viaggio durato un anno e qualche mese e vissuto di stenti. In otto dovevano dividersi un piatto di pasta al giorno e bevevano un po’ d’acqua ogni due giorni. È stato emozionante accoglierli e vedere che si rilassavano perché finalmente potevano sentirsi al sicuro. Quando gli abbiamo detto: “Siete ospiti della Chiesa italiana e di Papa Francesco” è scattato un applauso bellissimo». I migranti hanno raccontato storie terribili di violenze e torture subite durante i lunghi viaggi prima di raggiungere l’Italia e a dimostrazioni degli abusi alcuni hanno mostrato le cicatrici.

3 settembre 2018