Lettera ai maturandi: disinnescare l’ansia, la “paura della paura”
A due settimane dall’esame di Stato, la prima di tre lettere: indicazioni e consigli per «vivere bene» una delle tappe della vita. Un passaggio, che «non definisce chi sei»
Dunque ci siamo: mancano due settimane e poi vivrai l’esperienza dell’esame di Stato. Ti dico che ho corretto per tre volte l’ultimo verbo della frase che hai appena letto. All’inizio avevo scritto «mancano solo due settimane e poi sosterrai l’esame di Stato», e un po’ è vero: si sostiene qualcosa che pesa, che non è irrilevante e di fatto – inutile negarlo – l’esame di Stato è una prova mica da poco. Ma poi ho pensato che l’esame non è solo quello, non è solo fatica ma è tanto altro. Allora ho scritto «mancano solo due settimane e poi affronterai l’esame di Stato», e un po’ è vero anche questo: perché l’esame si affronta, e spero con queste parole e quelle che verranno anche nelle due prossime settimane di aiutarti a farlo con coraggio, senza ansie eccessive, con un po’ di paura certo, un sano timore, ma senza farti annebbiare o peggio sopraffare. Ma poi ho pensato che nemmeno questa postura – un po’ troppo muscolare, diciamocelo – è quella che potrebbe rendere giustizia all’esame di Stato, o meglio, all’esperienza dell’esame di Stato. E infatti eccola la parola: «Esperienza», ed eccolo il verbo, naturale, bellissimo e che regge questa parola, «vivere». Allora inizierei proprio così: «Mancano solo due settimane e poi vivrai l’esperienza dell’esame di Stato».
Il primo pensiero che sento di condividere con te, per vivere bene l’esperienza dell’esame di Stato, riguarda proprio la paura che, non sorprenderti, non è per forza tua nemica, e riguarda l’ansia, e questa sì è tua nemica e dobbiamo disinnescarla prima possibile. Ma che cos’è l’ansia? Di tante definizioni, quella che mi piace di più è questa: l’ansia è la paura della paura. Faccio un esempio stupido per spiegarmi. Se io a un certo punto, per strada, mi trovo di fronte un leone, ovviamente avrò paura e cercherò di mettermi in salvo. Se invece sono per strada e sento un ruggito, ma non vedo il leone, immagino una belva feroce nei paraggi e rimarrò paralizzato per l’ansia di ciò che non vedo, e che potrebbe essere un leone, ma anche semplicemente un amico scemo che vuole impaurirmi imitando quel ruggito. Ecco, la paura è reale e riguarda un qualcosa al quale posso dare un’identità e quindi un confine. L’ansia è altrettanto reale (perché la patisci e sai quanto possa essere dura da sopportare), ma riguarda un qualcosa a cui non so dare un’identità, non posso dare un confine e quindi quel qualcosa potrebbe – e spessissimo lo è – essere molto diverso da ciò che d’istinto producono i miei pensieri; di più: addirittura quel qualcosa potrebbe non esistere proprio.
Anche per l’esame di Stato vale questo ragionamento. Ciò che rischia di paralizzarci, e quindi di farci vivere male questa esperienza, è proprio l’ansia, ossia quel guazzabuglio di pensieri di cui noi siamo produttori seriali ma che ti assicuro, da docente che partecipa da tanti anni all’esame, spesso non hanno nulla a che fare con la realtà che ti aspetta. A volte si tratta proprio di mostri che – invitati non graditi – sembrano smaniare nel venire a farti compagnia nei giorni precedenti all’esame: il senso di inadeguatezza, l’idea che l’esame bollerà in modo definitivo e irreparabile la tua vita, la certezza di deludere chi ti sta accanto, e le mille paranoie (come impropriamente le chiami tu) che potresti elencare allo sfinimento. Ecco, tutto questo davvero non c’entra nulla con l’esame, ma soprattutto, e così proviamo a mettere in chiaro una certezza che sgonfia quei mostri in un colpo solo, l’esame, per quanto importante, non ha nessun potere nel definire chi sei o chi non sei.
Tu resti tu, con tutta la tua bellezza, con un futuro ancora lunghissimo da costruire, con delle prove, certo – come quella dell’esame -, che ci fanno paura, ma che mai e mai potrebbero mettere in discussione la persona – ripeto, bellissima – che tu sei. Questo non significa allora voltarsi dall’altra parte, no: è giusto avere delle paure per l’esame, ma le paure si affrontano, si perimetrano (ripassando in questi giorni, rivedendo alcune questioni chiave che la prossima volta proverò a indicarti), ma che ti sia chiaro questo: l’esame è per te, ci sei tu al centro; l’esame è un passaggio e al di là di come andrà, resterà una delle tappe (ma una, eh) della tua vita che, di questo sono certo, ha tutte le carte in regola per essere splendida, anche in virtù dell’esperienza dell’esame di Stato che tra poco vivrai. Coraggio dunque e alla prossima settimana!
7 giugno 2023