Oltre 11.700 i morti nel terremoto in Turchia e Siria

Dall’Organizzazione mondiale della sanità stimano che le vittime potrebbero essere fino a 20mila. I feriti sono 37.011. Ancora nessuna notizia dell’italiano disperso: Angelo Zen, 60 anni, veneto. La solidarietà di Francesco

8.574 i corpi estratti dalle macerie in Turchia. 2.622 i morti contati in Siria. Sono i dati ufficiali, aggiornati a questa mattina, 8 febbraio, del terremoto che lunedì 6 ha devastato i due Paesi. Un bilancio che si aggrava di ora in ora e che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, potrebbe salire fino a quota 20mila. I feriti sono 40.910 solo in Turchia; oltre 2mila in Siria.

Ancora nessuna notizia dell’italiano disperso: Angelo Zen, 60 anni, veneto. La mattina del 6 febbraio avrebbe dovuto incontrare un socio turco ma, dopo il sisma, non ci sono visti. Lo ha raccontato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ai microfoni di Agorà, su Rai3. «Continuiamo a cercarlo – ha assicurato -, la nostra unità di crisi è al lavoro, siamo in contatto con la protezione civile turca. Non ci sono collegamenti telefonici. Purtroppo – ha aggiunto – è tutto molto complicato dalla vastità dell’area colpita, non è facile raggiungere le persone, si sta vivendo un momento drammatico. Stiamo lavorando anche con il ministero della Difesa per inviare nelle zone terremotate materiale utile. C’è grande solidarietà degli italiani. Per quanto riguarda la Siria, il materiale per gli aiuti sarà mandato attraverso Beirut; siamo al lavoro per farlo, anche se è più difficile».

Sta raggiungendo il sud est del Paese anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha già dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province colpite dal sisma. Intanto, si continua a scavare tra le macerie, alla ricerca di sopravvissuti. Molti quelli che si rivolgono ai giornalisti, inviando video, note vocali o la loro posizione, nel tentativo di far sapere dove si trovano. «Ma non possiamo fare nulla», ha riferito a Bbc News Channel il giornalista turco Ibrahim Haskologlu. Non mancano però i salvataggi. Su tutti, quello della neonata trovata viva, con il cordone ombelicale ancora attaccato alla mamma morta sotto le macerie.

Situazione drammatica anche in Siria, dove «i bisogni sono enormi. È una catastrofe, serve tutto – riferisce il coordinatore di Terre des Hommes ad Aleppo Najibhayat Kahale -: servono coperte per affrontare il rigido inverno, cibo, kit igienici e beni di prima necessità. Quattro scuole nell’area sono fortemente danneggiate e inagibili – aggiunge -. Altre 53 sono parzialmente danneggiate, mentre 16 scuole sono state ridestinate a diventare centri di accoglienza temporanei».

«Sono vicino alle popolazioni della Turchia e della Siria, duramente colpite dal terremoto che ha causato migliaia di morti e di feriti», ha ribadito questa mattina, 8 febbraio, al termine dell’udienza generale, Papa Francesco, che già ieri aveva affidato a un tweet il suo messaggio di solidarietà. «Con commozione prego per loro – ha proseguito – ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando a portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una dura guerra. Preghiamo insieme perché possano andare avanti con questa tragedia, e chiediamo che la Madonna li protegga». Anche il presidente Usa Joe Biden ha chiamato Erdoga ribadendo la disponibilità a fornire tutta l’assistenza necessaria «al nostro alleato della Nato di fronte a questa tragedia» ed esprimendo le condoglianze a nome del popolo americano a coloro che sono rimasti feriti o hanno perso i propri cari nei terremoti. Biden ha anche sottolineato che «squadre Usa sono state dispiegate rapidamente per supportare gli sforzi di ricerca e soccorso turchi e coordinare l’assistenza alle persone colpite dal sisma».

A complicare ulteriormente le cose, in Turchia come in Siria, temperature gelide, neve e pioggia. Anche raggiungere le aree vicine all’epicentro, in Turchia, si sta rivelando incredibilmente difficile. Si teme che l’autostrada che porta a Sud non sia sicura dopo le forti scosse e il transito è stato spostato su una tortuosa strada di montagna. La protezione civile locale ha cercato di far passare ambulanze e squadre di soccorso, ma il percorso è intasato da quanti cercano di scappare. E le strade sono sconnesse, con profonde fratture. Tra le conseguenze del sisma, anche il grande incendio divampato nel porto di Iskenderun, sulla costa sud est della Turchia, forse a causa della caduta di alcuni container. (aggiornato alle 15.06)

8 febbraio 2023