Opere ucraine all’asta per i feriti della guerra

L’asta organizzata il 19 luglio nei Musei di San Salvatore in Lauro, con i quadri e le sculture di oltre 40 artisti, in occasione dell’evento “Perché”. La replica a Milano e l’obiettivo di tornare a Roma

“Hands for mom”. Si chiama così l’asta di opere d’arte organizzata ieri, 19 luglio, nei Musei di San Salvatore in Lauro, nel cuore di Roma, con i quadri e le sculture di oltre 40 artisti, in occasione dell’evento “Perché”. E proprio il “perché” di questa iniziativa è stato al centro dell’evento stesso, della durata di  un giorno, prima di spostarsi a Milano e in futuro, con altre opere, cercare di ritornare a Roma con lo stesso obiettivo di ieri: raccogliere fondi da donare alle madri ucraine e ai molti bambini in difficoltà per la guerra in corso, in particolare per l’acquisto e la donazione delle protesi indispensabili alle centinaia di feriti. «In quasi 150 giorni di guerra, migliaia di civili sono rimasti mutilati o vittime di atrocità e violenze», racconta Khrysyna Beregovska, curatrice dell’asta e consulente culturale del capo dell’amministrazione militare regionale di Leopoli. «Oggi è estremamente importante – spiega – occuparsi della riabilitazione fisica e psicologica delle donne e dei bambini che a decine arrivano con gravissime ferite negli hotspot delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson, Kharkiv e Zaporizhzhia. Noi ucraini – sottolinea – abbiamo come arma pacifica proprio quella dell’arte e i nostri artisti sono stati subito disponibili a “sacrificare” il ricavato economico personale delle proprie opere pur di raccogliere fondi per questa causa e per il proprio popolo».

Le difficoltà logistiche nelle autorizzazioni e negli spostamenti da e per l’Ucraina non hanno permesso agli artisti, tutti ucraini, di essere a Roma, «ma nonostante le difficoltà – racconta sempre Beregovska – siamo qui, per sopperire alla mancanza di aiuti economici da parte del governo ucraino, che per ora ha previsto un fondo medico-sanitario soltanto per i militari, ma migliaia di civili rimangono scoperti». Le protesi, infatti, verranno acquistate e spedite direttamente in Ucraina, dove «fortunatamente abbiamo un centro ospedaliero all’avanguardia dove verranno installate a chi ne ha bisogno».

Tutte le opere sono state realizzate dopo «quel maledetto 24 febbraio», informa Ksenia Ilenkiv, responsabile del dialogo interculturale presso il Centro per il dialogo interreligioso Libertas. «Molte persone si trovano ancora nelle zone di guerra e vorremmo portarle via, ma dobbiamo pensare anche ai tanti che rimangono e lo facciamo con la raccolta fondi ma anche sensibilizzando e parlando, parlando tanto perché la guerra purtroppo non è finita e non bisogna far calare l’attenzione mediatica». Per Ksenia, nonostante sia in Italia al sicuro, così come i suoi due bambini, «è doloroso parlare dei bombardamenti, degli attacchi missilistici e soprattutto dei più piccoli che abbiamo visto con i nostri occhi feriti, uccisi, dilaniati, rimasti orfani. È atroce raccontarlo figuriamoci vederlo – spiega – ma farlo sapere è l’unico modo per denunciare l’orrore della guerra». Infine, non solo le opere in vendita ma anche alcuni piccoli gadget con i simboli o i colori dell’Ucraina. «Perché questa iniziativa – conclude Ksenia – deve essere accessibile a tutti. Chiunque può e deve sentirsi utile a quella che crediamo sia una delle più nobili cause: aiutare donne e più piccoli».

20 luglio 2022