Cioffredi: «I clan a Ostia creano consenso ma c’è risveglio delle coscienze»

Parla il presidente dell’Osservatorio sicurezza e legalità della Regione Lazio. «Molte le potenzialità nel tessuto sociale. Serve il protagonismo dei cittadini e il sostegno delle istituzioni»

«Ostia è un territorio complicato per la varietà dei gruppi criminali». Non usa mezzi termini il presidente dell’Osservatorio sicurezza e legalità della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi. E spiega: «Abbiamo il clan Triassi che deriva dalla mafia di Agrigento, i Fasciani in alleanza con gli Spada e gruppi riconducibile all’ex banda della Magliana. Il clan Spada dopo gli arresti dei vertici dei Fasciani ha svolto un ruolo dominante in quel territorio, anche grazie all’uccisione nel 2011 di appartenenti alla banda della Magliana che operavano nel traffico di droga, nel racket dell’usura e dell’estorsione. Le sentenze riconoscono sia l’aggravante del metodo mafioso che l’associazione mafiosa.

Cosa ha permesso una penetrazione così forte sul territorio?

Una particolare fragilità della macchina amministrativa di Ostia, la permeabilità del territorio agli interessi illeciti dei gruppi criminali, il condizionamento da parte dei clan dell’azione municipale. L’assenza di legalità per le concessioni degli stabilimenti balneari. Gli interessi privati hanno vinto su quelli pubblici.

Un territorio dalle grandi potenzialità economiche.

Sicuramente. Il porto è un esempio. Ha 800 posti barca ed è sotto sequestro.

Quale lo scenario che emerge dalle inchieste?

Una grande capacità di penetrazione nel sistema finanziario. I clan investono fiumi di denaro. Negli ultimi tre anni il 20% dei sequestri di immobili di tutta la provincia di Roma è avvenuto ad Ostia. Un valore di circa 2 miliardi di euro. Non solo. Le inchieste hanno riguardato anche funzionari pubblici, professionisti insospettabili e operatori di polizia. Ostia è stata attraversata dal mondo di mezzo perché i Fasciani avevano rapporti con il gruppo di Carminati e Buzzi. Anche alcuni epigoni della banda della Magliana avevano rapporti con loro.

Oggi quale scenario abbiamo?

A gennaio del 2018 il vertice degli Spada è stato sgominato. Ci troviamo in un momento di vuoto. Non c’è un gruppo predominante.

Quali le attività prevalenti dei clan?

Traffico di droga, estorsione e usura. Questo significa avere il controllo di molte attività commerciali.

Ci sono denunce?

Poche. Per fare un esempio allo sportello antiusura attivo dal 2002 sono arrivate solo 3 denunce.

Quale la forza dei clan?

La capacità di relazionarsi con il mondo politico, amministrativo ed economico. Ma non solo. Creano consenso tra la cittadinanza con un loro welfare mafioso e l’uso dei social network.

Com’è il tessuto sociale di Ostia?

Ci sono molte potenzialità e positività sia nell’associazionismo che nell’impresa.

Dopo le inchieste e gli arresti, il territorio come sta rispondendo?

L’attività svolta dal Prefetto Vulpiani durante la fase di commissariamento ha riformato la macchina amministrativa. C’è un risveglio delle coscienze che va accompagnato e sostenuto dalle istituzioni offrendo opportunità di sviluppo e giustizia sociale. La Regione ha firmato un protocollo di intesa con il Tribunale di Roma e l’Ipab Asilo Savoia per aprire la palestra della legalità in un immobile sequestrato. L’attività repressiva, però, da sola non basta. Oggi la magistratura ha liberato degli spazi che devono essere recuperati dal protagonismo dei cittadini. Bisogna continuare a parlare di mafia ad Ostia e tenere alta l’attenzione.

 

 

28 maggio 2018