Più fondi per l’accoglienza migranti ma sui servizi non si cambia

Il Viminale cerca di rimediare al taglio dei 35 euro voluto dall’ex ministro Salvini ma non interviene sull’integrazione. La delusione delle associazioni

 Il Viminale prova a ricucire sul fronte accoglienza dopo il taglio ai famosi 35 euro pro capite pro die voluto dall’ex ministro Matteo Salvini durante il primo governo Conte. Un intervento che ha causato una vera fuga dai bandi indetti dalle prefetture, da parte degli operatori del terzo settore. Tramite una circolare, il ministero ha annunciato il 5 febbraio un incremento del 10-15 per cento della quota per migrante ospitato. La cifra giornaliera, dunque, aumenterebbe di poco arrivando a circa 23-24 euro, non si tratta di un ritorno alla quota originaria dei 35 euro. Il Viminale ammette che la modifica si è resa necessaria dopo che, con una quota pari a circa 19/21 euro, in diverse province italiane i bandi sono andati letteralmente deserti e ora i posti per l’accoglienza dei migranti scarseggiano. La modifica, però, delude le organizzazioni che non solo non vedono un reale cambio di rotta ma considerano alcune parti della circolare emessa fortemente peggiorative della situazione attuale.

Nessun intervento sui servizi di integrazione. «Innanzitutto non siamo di fronte a una modifica del capitolato ma a una sua interpretazione, che cerca di allargare un po’ il prezzo della base d’asta – sottolinea Filippo Miraglia, di Arci Nazionale -. Il problema è che non si parla dei servizi offerti, noi abbiamo rinunciato ai bandi per i centri di accoglienza straordinaria perché ci rifiutiamo, come altre cooperative, di offrire un servizio di mero albergaggio.  Questo ha messo in difficoltà il Viminale: si sono trovati nell’impossibilità di fare accoglienza in più della metà delle province italiane perché nessuno partecipa. Siamo stati anche sollecitati direttamente ma abbiamo ribadito che alle condizioni date non saremmo tornati indietro. Ora questa circolare di fatto per noi non cambia niente: non vengono messi fondi sui servizi di integrazione ma si esplicita che si può alzare di poco la cifra per i servizi già previsti nel capitolato che sono quelli di assistenza sanitaria e di vigilanza». Nella circolare inviata ai prefetti il ministero spiega che l’aumento può essere previsto anche per adeguare la cifra relativa all’affitto degli immobili.

Se le gare sono deserte, anche chi è senza esperienza può fare accoglienza. Gli operatori del settore lanciano l’allarme anche su alcuni dei rischi conseguenti alla comunicazione diffusa. «Rileviamo in particolare un elemento peggiorativo nel capitolo A2 della circolare: nel caso in cui la gara vada deserta o non evasa completamente, le prefetture possono escludere alcune delle condizioni di accesso alla gare, anche quelle più stringenti, per esempio possono eliminare i 3 anni di esperienza nel settore: da ciò che sappiamo in alcune province alcune prefetture hanno aperto già a operatori senza esperienza, come albergatori e titolari di bed and breakfast – aggiunge Miraglia -. Non solo ma si sta lentamente eliminando anche la condizione minima tra numero dei migranti accolti nei centri e numero di abitanti nei Comuni, che dovrebbe essere pari a 2, 5 per mille. Il rischio è che si favoriscano i grandi centri anche nei piccoli Comuni. In generale la nostra posizione resta critica, ci rifiutiamo di sposare una logica di accoglienza che non contempli servizi di integrazione ed è, invece, di mero parcheggio».

Operazione di maquillage che non cambia nulla nel concreto. Anche per Giulia Capitani, policy advisor su accoglienza e crisi migratoria di Oxfam Italia il giudizio è negativo. «Da una parte apprezziamo che si sia cercato di mettere mano a uno degli aspetti più negativi degli interventi portati avanti nel primo governo Conte ma dobbiamo rilevare che nella sostanza non cambia nulla – afferma -. Viene esplicitato nella circolare che i bandi sono andati deserti e solo per questo si è pensato di intervenire. Non si indica nessun cambio di passo culturale. Oltre a questo ci sono delle parti allarmanti: di fatto l’unico aumento reale di cui si parla è relativo all’adeguamento dei costi di locazione,  non vengono menzionati i servizi di integrazione, non si parla dei corsi di italiano. In generale – aggiunge Capitani – stiamo parlando di cifre piccole che non consentono di intervenire su chi vuole fare accoglienza diffusa ma che agevola i grandi centri. Pur di ottenere la massima adesione ai bandi si deroga alla possibilità di avere un servizio di qualità, ammettendo anche chi è senza esperienza nel settore». Anche Oxfam contesta l’intervento sulla spesa per il servizio sanitario e sulla vigilanza, che «serve alle grandi caserme non in un centro di accoglienza. Aspettavamo un cambio di passo in questo governo – conclude Capitani – ma per ora non lo vediamo».

7 febbraio 2020