Reddito di cittadinanza, Caritas: «Partire da chi sta peggio»
Il direttore nazionale don Pagniello commenta il Rapporto di monitoraggio. «Rispetto al totale delle famiglie in povertà, poco più del 30% ha ricevuto sostegno»
«L’uscita del Rapporto di monitoraggio del Comitato conferma anzitutto che per disegnare misure efficaci di contrasto alla povertà occorre partire da chi sta peggio». Il direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello commenta con queste parole il Rapporto di monitoraggio del Reddito di cittadinanza realizzato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, diffuso nei giorni scorsi.
I dati presentati, osservano dall’organismo pastorale della Cei, «confermano pienamente quanto fatto rilevare da Caritas Italiana nel 2021». In concreto, da aprile 2019 a dicembre 2023 sono stati in tutto più di 5 milioni coloro che hanno ricevuto Reddito o Pensione di cittadinanza (rivolta a coloro che avevano più di 67 anni), con un terzo di essi che lo ha ricevuto continuativamente per tutti e 4 gli anni, ricordano da Caritas italiana, sottolineando che «la spesa di 34 miliardi ha permesso di coprire il picco di accessi che si è registrato nel 2020 e nel 2021 a causa dell’emergenza Covid. Un’ampia platea di persone, ma quante in povertà assoluta?», è l’interrogativo posto.
Considerando il totale delle famiglie in povertà, si legge nella nota Caritas, «l’Istat ha calcolato che poco più del 30% di esse ha ricevuto il Reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022. Che cosa significa? Significa che nonostante la spesa totale e il consistente numero di persone raggiunte da questo aiuto, i due terzi di coloro che vivono nelle condizioni peggiori, le persone in povertà assoluta, appunto, non hanno usufruito di questo sostegno».
Già qualche anno fa, nel 2021, Caritas italiana aveva previsto, con delle simulazioni ad hoc, che «il 44% delle famiglie in povertà avrebbe ricevuto il Reddito di cittadinanza e quindi più del 50% di esse sarebbe rimasto senza aiuto». I dati del Rapporto di monitoraggio «sono peggiori di quanto avevamo prospettato», rimarcano. Per l’organismo pastorale, «una misura di reddito minimo che lascia scoperte così tante persone in povertà assoluta o non può dirsi una misura di reddito minimo, oppure è difettosa nella sua costruzione».
Don Pagniello ricorda il «metodo» Caritas: «Stare accanto ai più poveri e accompagnarli». Ed evidenzia che «non basta l’assistenzialismo. Per accompagnarli occorrono tempo e interventi a livello locale, come la formazione e la riqualificazione, ad esempio, altrimenti si compromette l’efficacia degli interventi. L’Italia è il Paese dove la povertà si eredita – è il monito -. Partire dai poveri è un dovere nella lotta alla povertà. Partire ogni volta da zero con le misure di contrasto, invece, è un errore».
Di qui, l’indicazione di rotta. «Servono continuità e l’ascolto da parte della politica di chi monitora quotidianamente i fenomeni sociali – sono ancora le parole del sacerdote -. Adesso sarà importante tener conto del rapporto del Comitato per non disperdere quanto acquisito. E noi continueremo con i nostri monitoraggi».
17 giugno 2024