Religiose e religiosi “Sulle vie della comunicazione”

Arte, musica, nuovi media: tutti i linguaggi per annunciare la Misericordia, nell’incontro dell’Ufficio per la vita consacrata. Viganò: «Accogliere»

Arte, musica, nuovi media: tutti i linguaggi per annunciare la Misericordia, nell’incontro dell’Ufficio diocesano per la vita consacrata. Viganò: «Usare “parole” che accolgono»

«Noi comunicatori dobbiamo essere persone ben salde non per terra, ma in cielo. Possiamo guardare il mondo a partire da quell’amore che noi viviamo. E il racconto non può che avere la forza del racconto di Dio». Si è rivolto direttamente ai “comunicatori” monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, presiedendo la Messa al termine dell’incontro “Sulle vie della comunicazione. Carismi nella città: volti della misericordia”, sabato 7 maggio a Santa Maria in Montesanto. Un’iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per la vita consacrata che, come ha spiegato il nuovo incaricato padre Giuseppe Midili, fa parte dell’omonimo progetto pensato dal predecessore, padre Agostino Montan, per «far conoscere i vari carismi, condividere energie, entusiasmo, strategie e pastorale e prendere coscienza della grande risorsa della vita consacrata». Un’occasione, ha sottolineato don Walter Insero, incaricato dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali oltre che rettore della chiesa ospitante, per «confrontarsi e testimoniare come comunicare la misericordia, protagonisti di una Chiesa che accoglie».

«Dobbiamo usare un linguaggio che non esclude, non dà patenti, non rivendica, ma accoglie, accarezza, consola – ancora le parole di monsignor Viganò -. E indicare il cielo per suggerire una possibilità di speranza, di un cammino rinnovato». Evangelizzando anche attraverso l’arte, la musica, l’immagine, la cultura, i media, come hanno testimoniato religiose e religiosi intervenuti nel pomeriggio di riflessione. A cominciare da suor Rebecca Nazzaro, madre superiora delle Missionarie della Divina Rivelazione, responsabile del progetto Arte e fede dei Musei Vaticani, fa catechesi attraverso i capolavori. «L’arte sacra è al servizio della fede – ha esordito mostrando alcuni dettagli della Pietà di Michelangelo -. Un’opera racconta una storia. I visitatori sentono una vicinanza del cuore, che rimanda al senso della vita». Le suore Apostoline, come ha testimoniato suor Gianna Di Bari, hanno invece realizzato una mostra con 13 pannelli. «Attraverso immagini e parole – ha raccontato – invitiamo ad una riflessione intorno al tema della vita come dono, alla vocazione. Ci soffermiamo sulle grandi domande che abitano la nostra vita, e sulla scoperta fondamentale che tutti siamo chiamati per la felicità».

Per riuscire a evangelizzare, le religiose si affidano anche alle moderne tecnologie. «Per noi si tratta di nuove opportunità per allargare il nostro orizzonte – ha rimarcato suor Teresa Braccio, delle Figlie di San Paolo -. Non possiamo ignorare la trasformazione in atto: tutto ci coinvolge, ci interessa, ci sfida. Bisogna sapere cogliere le sfide del nostro tempo. La comunicazione è un diritto, ma anche un dovere a cui non possiamo rinunciare». Ben sapendo però che è necessaria maggiore consapevolezza e apertura: «C’è bisogno di formazione permanente per cambiare il nostro approccio con i media – ha infatti sottolineato suor Lucia Catalano, missionaria dell’Immacolata di Padre Kolbe -. Dobbiamo superare la logica del pulpito e passare a quella dell’ascolto e della condivisione. E rendere altri partecipi della nostra vita consacrata».

C’è anche chi la fede la trasmette da oltre 40 anni attraverso la musica. Padre Lucio Maria Zappatore, parroco di Santa Maria Regina Mundi e fondatore del coro di Torrespaccata, prima dell’esecuzione di alcuni canti da parte di un gruppo dei suoi “Pueri et iuvenes cantores”, ha precisato: «La musica prepara l’uomo a calcare la scena della vita, fa parte del bagaglio esistenziale di ogni persona. Comunicare la musica diventa un mezzo concreto per poter trasmettere questo dono che Dio ha fatto in ciascuno di noi».

9 maggio 2016