Islam e misericordia, Cottini: «Conoscersi nelle diversità»
Il preside del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica interviene al Seminario Romano Maggiore: «Nella Sunna c’è memoria di Matteo 25»
Il preside del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica interviene al Seminario Romano Maggiore: «Nella Sunna c’è memoria di Matteo 25»
«Dio non ha misericordia di chi non ha misericordia degli altri, è un detto musulmano attribuito a Maometto», ha iniziato così il suo intervento don Valentino Cottini, preside del Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica (Pisai), all’incontro organizzato dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese, sabato 7 maggio al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Titolo della mattinata “La misericordia nell’Islam”: «La misericordia – ha detto il docente – possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. C’è un rapporto, dice Papa Francesco, tra la misericordia cristiana e la misericordia dal punto di vista degli ebrei e dei musulmani».
La giornalista Paola Springhetti, parlando delle opere di misericordia, ha lanciato il tema, Cottini ha rilanciato spiegando come la misericordia sia un punto di contatto interreligioso: «L’Islam, tra i nomi attribuiti al Creatore, pone quello di misericordioso e clemente. Questa invocazione è spesso citata dai fedeli musulmani, – ha aggiunto – che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza perché le porte della misericordia divina sono sempre aperte».
L’interpretazione musulmana, rispetto a quella cristiana, è un po’ diversa: «Dio in forma della sua trascendenza assoluta non si manifesta come padre, ma piuttosto come creatore generoso che fornisce all’uomo tutto ciò di cui egli ha bisogno – ha proseguito -. Dio come viene creduto dai musulmani, è il sovrano assoluto che dona ma che non ha un legame interpersonale e dialogante tra lui e l’uomo».
Cottini ha ricordato gli “Hadith”, i detti di Mohamad, che sono, ha spiegato il preside del Pisai, «un po’ il catechismo musulmano», citandone uno in particolare: «Dio il giorno della Resurrezione dirà: “O figlio di Adamo, ero ammalato e non Mi hai visitato”; l’uomo dirà: “O Signore, e come avrei potuto visitarti quando Tu sei il Signore delle creature?” Egli dirà: “Non sapevi che il tale Mio servo era ammalato e non l’hai visitato? Non sapevi che se tu l’avessi visitato Mi avresti trovato presso di lui? O figlio di Adamo: ti ho chiesto da mangiare e non Mi hai dato da mangiare”; l’uomo dirà: “O Signore, e come avrei potuto darti da mangiare quando tu sei il Signore delle creature?” Egli dirà: “Non sapevi che il tale Mio servo ti ha chiesto da mangiare, e non gli hai dato da mangiare? Non sapevi che se tu gli avessi dato da mangiare avresti trovato che ciò era per me?” – ha letto citando ancora oltre -. Io lo trovo magnifico, c’è la memoria di “Matteo 25”, non c’è alcun dubbio, ma nella parentela si nota la virata. Il Nuovo Testamento dice “Io ero quell’affamato”, ed è Gesù che lo dice, qui c’è una variante. Il musulmano deve agire con misericordia perché Dio gliel’ha detto, ma non lo identifica mai con l’uomo, non può».
Comprendere la diversità delle religioni è una sfida, ma, secondo Cottini, una sfida positiva: «La bellezza del conoscersi è proprio quella di apprezzare la diversità, che è ciò che permette di incontrarsi». Nel Corano, ha continuato il sacerdote, ci sono certo anche versetti terribili e di violenza, così come nella Bibbia: «Normalmente come viene visto questo discorso? Mentre nella comunità cattolica c’è una lettura univoca, c’è una notevole varietà di letture nell’Islam. Per amore di obiettività non possiamo dire che tutti i musulmani e tutto l’Islam la pensano nella stessa maniera». Il pensiero dell’Isis è musulmano, ma è solo una parte: «Anche quello dell’Isis è Islam, c’è questa corrente dell’Islam, ma non è l’Islam, è un Islam, un movimento settario». Alla fine, ha ricordato Springhetti, «ciò che conta veramente sono le persone».
9 maggio 2016