Stati Uniti: l’aborto non è più diritto costituzionale

La Corte Suprema ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, che lo regola a livello federale: ai singoli Stati la possibilità di emanare leggi in materia. I vescovi: «Giornata storica, che suscita pensieri, emozioni e preghiere»

Con 6 voti a favore e 2 contrari, nella giornata di ieri, 24 giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, che da oltre 30 anni regola il diritto all’aborto a livello federale. Il risultato: i singoli Stati hanno la possibilità di emanare leggi in materia, senza preoccuparsi di entrare in conflitto con una sentenza stabilita a livello nazionale nel 1973. In concreto, quasi la metà degli Stati potrebbero mettere fuori legge o limitare severamente l’aborto mentre altri potranno mantenere regole più liberali.

A firmare il parere che giustifica la decisione della Corte, il giudice Samuel Alito. «L’aborto – si legge nel testo – presenta una profonda questione morale. La Costituzione non vieta ai cittadini di ogni Stato di regolamentare o vietare l’aborto. Roe e Casey si sono arrogati tale autorità. Ora annulliamo tali decisioni e restituiamo tale autorità al popolo e ai suoi rappresentanti eletti».

I vescovi americani hanno parlato di «una giornata storica nella vita del nostro Paese, che suscita pensieri, emozioni e preghiere. Per quasi 50 anni – scrivono in un comunicato diffuso pochi minuti dopo la sentenza – l’America ha applicato una legge ingiusta che ha permesso ad alcuni di decidere se altri possono vivere o morire; questa politica ha provocato la morte di decine di milioni di bambini non nati: intere generazioni a cui è stato negato il diritto di nascere».

25 giugno 2022