Stazione Tiburtina, nasce il primo Tavolo di coordinamento
Riunite tutte le realtà di volontariato e impegno solidale per avviare un’azione congiunta sul territorio che moltiplichi l’efficienza dei singoli interventi
Evitare di disperdere le energie e promuovere la cultura della solidarietà e dell’accoglienza a partire dai più giovani, al fine di realizzare progetti di cittadinanza attiva. Questo lo scopo che ha portato al primo Tavolo di coordinamento per la stazione Tiburtina, promosso dai responsabili della zona nord est del gruppo scout Agesci, che ha visto riunite le realtà di volontariato e impegno solidale che operano sul territorio. L’incontro si è svolto sabato sera, 30 marzo, ed è stato ospitato nella parrocchia San Romano Martire, presenti i responsabili della Caritas locale, i referenti scout delle parrocchie limitrofe alla stazione, l’Azione cattolica, la scuola “Penny Wirton”, lo Sprar/Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) Gerini della cooperativa sociale Eta Beta.
Da tempo la stazione, in particolare il lato est, è diventato punto di snodo e di raduno di numerosi migranti accolti e assistiti da varie associazioni, le quali hanno avvertito la necessità di unire le forze per avviare un’azione congiunta sul territorio che moltiplichi l’efficienza dei singoli interventi grazie a sinergie tra chi offre aiuto diretto e chi dispone di manodopera per prestare servizio. La speranza delle realtà associative di volontariato che hanno preso parte al Tavolo di coordinamento è quella di affrontare il fenomeno migratorio «nel modo giusto, agendo in primo luogo sulle coscienze comuni al fine di demolire i falsi luoghi comuni e far conoscere la realtà che ci circonda». Da qui il desiderio di apportare un «cambiamento generale di mentalità che non veda più il fenomeno dei migranti come un’emergenza o un’invasione ma come una realtà fatta di storie, sofferenza e desiderio di legalità e di inclusione. Da questa visione a progetti concreti di cittadinanza attiva il passo sarà breve».
Nadia Gonella, responsabile dello Sprar/Siproimi Gerini della cooperativa Eta Beta, che lavora sul territorio per conto dell’Ufficio immigrazione del Comune di Roma, ha rilevato quanto sta avvenendo nella struttura dall’entrata in vigore del decreto sicurezza. Prima del 4 ottobre la cooperativa offriva supporto psicologico, assistenza e formazione ai migranti che si trovavano in condizione di vulnerabilità e ancora sprovvisti di documenti. «Ora non è più possibile – spiega -: chi ha compito 18 anni dopo il 4 ottobre e non ha documenti è per strada o alla stazione Tiburtina. Ne risentiamo dal punto di vista etico e morale. Al momento entrano nel nostro sistema Sprar quelle persone inviate dall’Ufficio immigrazione del Comune provviste di documenti, come prevede il decreto Salvini, che però hanno un lavoro o una famiglia in altri Paesi europei e che sono tornati in Italia per rinnovare i permessi. Non avendo usufruito dell’accoglienza Sprar in passato ora ne hanno diritto. Non sono soggetti con fragilità – prosegue Gonella – ma hanno bisogno di assistenza legale temporanea. Corriamo il rischio che venga meno il nostro ruolo umanitario». La responsabile Sprar si è quindi detta favorevole al coordinamento tra associazioni di volontariato, offrendo la sua disponibilità a formare gli operatori che operano in strada.
Per Maurizio Gazzetta e Tullia Spinedi, responsabili dell’Agesci zona nord est ,«l’incontro è stato il primo passo per costruire insieme a tanti compagni di viaggio un mondo che faccia dell’accoglienza un valore e della solidarietà uno stile di vita». Gli scout sono spesso coinvolti in attività di solidarietà alla stazione Tiburtina. Coordinati da altre associazioni, distribuiscono pasti e nei mesi invernali hanno raccolto coperte, guanti e sciarpe per far fronte all’emergenza freddo. La scuola di lingua per stranieri “Penny Wirton” fondata dall’insegnante e scrittore romano Eraldo Affinati con la moglie Anna Luce Lenzi opera nell’ostello universitario di Casal Bertone, messo a disposizione dalla Regione Lazio per l’insegnamento gratuito dell’italiano agli immigrati. «Da noi vengono ragazzi e adulti di ogni provenienza, spesso ospiti di strutture di accoglienza nel quadrante est della città – spiega Affinati -, quindi abbiamo un forte radicamento al Tiburtino, al punto che un capitolo del mio ultimo libro, “Via dalla pazza classe”, s’intitola proprio “Seppellite il mio cuore a Portonaccio”». L’incontro ha portato a galla «l’esigenza di trovare uno spazio anche virtuale dove tutte le associazioni tiburtine possano scambiarsi le buone pratiche, restando in connessione fra di loro. Gli scout potrebbero venire a svolgere volontariato da noi. Il nostro sistema di insegnamento uno a uno favorisce la relazione umana diretta. Ora puntiamo a conoscerci di più fra noi e farci conoscere dai cittadini».
1° aprile 2019