Terremoto in Toscana: oltre 400 gli sfollati nel Mugello
Il cardinale Betori, arcivescovo di Firenze: «Sono vicino a loro e a tutta la popolazione. Il mio pensiero e ringraziamento va anche ai tanti che si stanno adoperando per rendere meno difficili le loro condizioni»
Prosegue l’attività sismica nel Mugello, con uno sciame finora risultato di modesta entità. «È comunque probabile che il numero delle circa 420 persone che hanno usufruito delle strutture di accoglienza allestite nella palestra di Barberino, presso l’autodromo, nelle scuole di Galliano e San Piero, e a Borgo San Lorenzo possa confermarsi e anche crescere». È quanto si legge in una nota della Regione Toscana, emanata al termine della riunione che si è tenuta ieri mattina, 10 dicembre, al Coc di Barberino per fare il punto sulla attuazione degli interventi di verifica e soccorso attivati dopo il terremoto di magnitudo 4.5 della notte precedente. Al tavolo erano presenti, oltre ai responsabili della protezione civile regionale, i rappresentanti dei comuni, della Soprintendenza, dei Vigili del fuoco, del volontariato e del Cross di Pistoia, la struttura di gestione delle emergenze del Sistema sanitario regionale.
Sul disagio delle persone sfollate interviene l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, che sta continuando a tenersi costantemente aggiornato, dopo la visita nelle zone colpite, con le istituzioni, la prefettura e la protezione civile. «Mi arrivano notizie di un numero sempre più crescente di persone che non hanno fatto rientro nelle loro case. Sono vicino a loro e a tutta la popolazione – dice -; immagino il disagio e la paura che continuano ad avere soprattutto con l’avvicinarsi della notte. Il mio pensiero e ringraziamento va anche ai tanti che si stanno adoperando per rendere meno difficili le condizioni per le persone rimaste fuori dalle loro abitazioni». Intanto in vista delle celebrazioni natalizie, la comunità di Barberino sarà privata della sua chiesa parrocchiale dichiarata, insieme alla canonica, inagibile dai Vigili del fuoco. Il parroco, don Stefano Ulivi, afferma: «Per le messe feriali verranno utilizzati i locali delle suore Serve di Maria Addolorata, che si trovano in pieno centro storico. Mentre per quelle festive è previsto l’impiego della tensostruttura della pubblica assistenza in grado di accogliere oltre 200 persone. Tutte le altre attività, compreso il catechismo, sono invece sospese. La parrocchia di San Silvestro, risalente al ‘300, è l’edificio che in assoluto ha riportato i danni più ingenti”.
Per quanto riguarda il patrimonio artistico, anche la torre campanaria del convento di Bosco ai Frati, a San Piero, e la chiesa in località Torre Petrona, a Scarperia, in uso alla comunità rumeno-ortodossa, hanno riportato forti lesioni, tanto da risultare inagibili, spiega Leonardo Ermini, responsabile Protezione civile città metropolitana di Firenze: «Le aree maggiormente interessate sono il centro di Barberino, con il coinvolgimento di 236 abitanti, il municipio, che è inagibile, la frazione di Galliano e Sant’Agata, nel comune di Scarperia, e San Piero. Al momento non è possibile stabilire quando si concluderanno le verifiche. Non ci sono però feriti». Ermini, nel sottolineare come i danni alle case siano limitati e ci sia soprattutto spavento da parte della popolazione, aggiunge: «I tecnici del settore sismico della Regione Toscana e del Genio civile hanno fatto il punto sulle scuole, chiuse in via precauzionale. Gli esiti verranno comunicati al Comune, al quale spetta la dichiarazione formale di agibilità degli edifici». Nel frattempo, dichiara, «sono in corso i sopralluoghi di primo livello, ad opera di Vigili del fuoco e tecnici dei Comuni, sulle altre strutture pubbliche strategiche dell’area. La faglia interessata è un segmento di quella del terremoto che colpì il Mugello 100 anni fa, nel 1919». Massimo Fratini, consigliere delegato per la Protezione civile città metropolitana di Firenze, ribadisce invece «la decisiva importanza del mondo del volontariato, presente in modo capillare sul territorio con Misericordie, pubblica assistenza». Segno «di un’Italia dove la solidarietà è ancora forte e viva», conclude.
11 dicembre 2019