Trastevere in festa per la “Madonna Fiumarola”

La statua della Vergine, in legno di cedro, uscita dalla chiesa di Sant’Agata. A “vestirla”, lo stilista Guillermo Mariotto (Gattinoni). La Messa del vescovo Ruzza. Il 29 luglio la processione sul Tevere

Un lungo applauso accompagnato dal lancio di petali dorati e argentati e dalle acclamazioni “Viva Maria” ha accolto sabato 21 luglio la statua della Madonna del Carmine all’uscita della chiesa di Sant’Agata, a Trastevere. Centinai di romani e turisti attendevano l’inizio della processione che ha ufficialmente dato il via alla Festa de’ noantri, orgoglio trasteverino per celebrare la Madonna del Carmelo, conosciuta anche come Madonna Fiumarola. La tradizione, risalente al 1535, vuole che la statua della Vergine Maria scolpita in legno di cedro fu ritrovata da alcuni pescatori alla foce del Tevere dopo una tempesta. Da qui il soprannome Madonna Fiumarola. Il simulacro fu donato ai carmelitani della basilica di San Crisogono, a cui si deve il titolo Madonna del Carmine, dove rimase fino al 1890. Per qualche decennio fu ospitata nella chiesa di San Giovanni dei Genovesi prima di essere definitivamente trasferita nella sua sede attuale nella chiesa di Sant’Agata dalla quale ogni anno, il sabato dopo il 16 luglio, giorno in cui la Chiesa celebra la solennità liturgica della Beata Vergine del Monte Carmelo, al termine di una Messa solenne la statua, innalzata su una grande “macchina” e sorretta sulle spalle da una ventina di confratelli del Carmine, viene portata in processione per le vie del rione. Accompagnata dalla banda musicale della polizia municipale di Roma ha raggiunto la basilica di San Crisogono dove vi è stato l’omaggio della fanfara dei bersaglieri.

trastevere madonna fiumarola

Tra i partecipanti il vescovo ausiliare del settore Centro Gianrico Ruzza, il sindaco di Roma Virginia Raggi, che ha reso omaggio alla sacra statua donando un calice, e Guillermo Mariotto, designer della maison Gattinoni. Ogni anno infatti la statua indossa abiti sontuosi donati in genere da ricche signore. Per l’edizione 2018 della Festa de noantri il privilegio è toccato invece allo stilista venezuelano, che non ha nascosto la sua emozione. «Sono quelle cose che avvengono per una decisione che non è la tua. Sono stato guidato, portato, coinvolto e mi sono adoperato affinché tutto andasse bene. Vestire la Madonna fiumarola è vestire la Regina dei Cieli». L’abito ha voluto rappresentare una denuncia contro la violenza sulle donne evidenziata dalla scritta ricamata sulla cinta “Homines dolent violentia adversus mulieres” (l’umanità è addolorata per la violenza contro le donne), oltre che dal colore rosso scelto per il mantello che impreziosisce l’abito di un bianco candito, insieme alla corona in oro, argento e rubini, opera dell’orafo salentino Gianni De Benedittis. «Il suo abito è bianco perché lei è l’Immacolata concezione – ha spiegato Mariotto -. Vi sono ricamate le simbologie mariane come la luna, le stelle, le rose e gocce di rubino per ricordare il sangue versato dalle donne maltrattate». Dopo aver realizzato abiti di scena per la televisione, cinema, teatro, opera lirica, aver vestito principesse e donne della politica, «la Regina dei Cieli batte tutti – ha dichiarato -. Lei ti guarda e basta e tu devi fare il triplo, dare il meglio perché lei la responsabilità la mette tutta nelle tue mani». In processione, davanti alla statua, anche lo scapolare di Papa San Giovanni Paolo II donato alla parrocchia Santa Maria Regina Mundi di Torre Spaccata dal cardinale Stanisław Dziwisz poco dopo la morte di Wojtyla.

Omaggio floreale e musicale al passaggio del simulacro davanti al reparto a cavallo della polizia di Stato e dei bersaglieri. In piazza San Cosimato ad attendere la processione c’erano i ragazzi del Piccolo Cinema America che animano le serate in piazza. Hanno donato una composizione di fiori bianchi a forma di cuore con una grande “M” blu al centro. Per la prima volta alcuni di loro hanno dato il cambio ai confratelli del Carmine e portato in spalla per un breve tratto la “macchina” con la Madonna fiumarola. La processione si è conclusa poi nella chiesa di San Crisogono dove i fedeli l’hanno venerata tutta la notte fino a ieri sera, domenica 22 luglio, quando, con una piccola processione notturna, la statua è stata riportata a Sant’Agata.

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Proprio a San Crisogono nel pomeriggio era stata celebrata la Messa solenne presieduta dal vescovo Ruzza. Tra i concelebranti monsignor Antonio Scopelliti vescovo trinitario di Ambatondrazaka, in Madagascar, oggi emerito, padre Venanzio di Matteo, parroco di San Crisogono, don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere. Durante la sua omelia Ruzza si è soffermato sul Vangelo di Marco e la figura del pastore. «Come uomini – ha detto – siamo pecore senza pastore perché c’è una grande confusione nel mondo, c’è tanta fragilità, debolezza, diffuso disorientamento soprattutto tra i giovani» e questo avviene perché «non c’è comunione di valori né chiarezza di principi». Parlando delle responsabilità che deve avere un buon pastore ha ricordato i potenti della terra i quali, come ha anche recentemente affermato Papa Francesco, «pensano agli interessi di qualcuno e dimenticano le sofferenze che coinvolgono milioni di uomini, donne e bambini abbandonati al loro destino». Ricordando che il Vangelo esorta ad accogliere gli emarginati, i poveri, i sofferenti, il vescovo ha rimarcato che oggi avviene esattamente il contrario. «È evidente e sotto gli occhi di tutti; è più facile dire a qualcuno che viene da lontano “stattene a casa tua che io ho i problemi miei” ma questo non è Vangelo». A tal proposito ha ricordato che qualche settimana fa il cardinale Gianfranco Ravasi era stato «subissato di insulti da parte di persone intolleranti, per non dire maleducate» per aver scritto su twitter la frase del Vangelo “Ero straniero e non mi avete accolto” per sostenere l’accoglienza di Aquarius. «Mi chiedo tutti i giorni: perché la gente non viene più da noi in modo simpatico, con leggerezza e fiducia? – ha concluso Ruzza -. Questo vale per tutti, non solo per i pastori che guidano le comunità. Tutti i battezzati hanno la loro responsabilità». Nel quotidiano, ha domandato ai fedeli, «i nostri atteggiamenti sono conseguenti e coerenti al Vangelo? Capita di vedere che anche all’interno della Chiesa siamo divisi in bande e ci facciamo la guerra: dove è il Vangelo in tutto questo? Dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro, essere attenti ai bisogni altrui, far sì che il nostro tempo sia speso per gli altri, avere fiducia perché Gesù oggi viene a noi attraverso i più bisognosi, attraverso il servizio sociale della nostra città e dalle periferie delle grandi metropoli».

Domenica 29 luglio si terrà la processione sul Tevere presieduta da monsignor Ruzza con inizio alle 19.30 al’imbarcadero del Circolo Canottieri Lazio. L’arrivo è previsto all’imbarcadero di Calata degli Anguillara al Ponte Garibaldi alle 20.30 con gli onori alla statua e la partecipazione della banda musicale della polizia municipale. A seguire ci sarà la processione da piazza Giuseppe Gioacchino Belli fino alla basilica di Santa Maria in Trastevere dove la statua sarà venerata fino al giorno successivo, quando tornerà a Sant’Agata.

23 luglio 2018