Una Via Crucis per le donne “crocifisse”
La Comunità Papa Giovanni XXIII ripropone venerdì 26 l’iniziativa per le vittime della tratta, da Santo Spirito in Sassia alla Chiesa Nuova. Presiede il cardinale Vallini
La Comunità Papa Giovanni XXIII ripropone venerdì 26 febbraio l’iniziativa per le vittime della tratta, da Santo Spirito in Sassia alla Chiesa Nuova. Presiede il cardinale Vallini
La loro croce è quel metro quadrato di asfalto pagato dal racket per farle stare lì. Sanguinano sulle strade della città, ogni singola volta che qualcuno le tocca, ogni volta che qualcuno le paga. «Sono – spiega don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII – donne che non hanno più un futuro, con problemi psichiatrici, con le orecchie tagliate dai loro schiavisti, non solo i delinquenti che le gestiscono ma anche i clienti, i 9 milioni di maschi dai 30 ai 50 anni che in un anno si accostano a un marciapiede per comprare il corpo di una ragazza che una volta su tre è minorenne e potrebbe tranquillamente essere una loro figlia».
Per puntare i riflettori su un tema che a troppi fa comodo non vedere, la Comunità promuove una Via Crucis “per le donne crocifisse”, in collaborazione con la diocesi, che il 26 febbraio dalle 19.30 partirà da Santo Spirito in Sassia. Una prima edizione dell’iniziativa era già stata organizzata nel 2014: «8mila persone, una risposta inaspettata», sottolinea don Buonaiuto. Venerdì le stazioni saranno 7, con partenza da Borgo Santo Spirito, passando per Ponte Sant’Angelo, fino alla Chiesa Nuova. A ogni stazione ci sarà una rappresentazione del momento descritto dal Vangelo portato in scena da attori e volontari dell’Unitalsi, per una Via Crucis che è pallida metafora della Via della Croce che si consuma ogni giorno tra macchine e viali.
«In questo periodo in cui la Chiesa vive la Quaresima e nel Giubileo voluto da Francesco, vogliamo scendere in strada con le donne e le ragazzine che subiscono la violenza di sfruttatori e clienti – dichiara Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità – per elevare con loro un grido rivolto a Dio ma anche alle coscienze di tutti, e in particolare di chi ha incarichi istituzionali, perché questo mercato di esseri umani venga fermato». Per le vie di Roma il grido contro l’ingiustizia avrà il volto dei movimenti ecclesiali e dei testimonial (da suor Eugenia Bonetti a don Fabio Rosini) che interverranno contro la tratta all’appuntamento di preghiera che sarà presieduto dal cardinale Agostino Vallini.
Da quando don Oreste Benzi, negli anni ’70, le diede vita, la Comunità ha salvato più di 7mila donne provenienti principalmente da Nigeria (36%), Romania (22%), Albania (10,5%), Bulgaria (9%), Moldavia (7%). Attualmente le vittime di tratta nel mondo sono 4,5 milioni, donne nel 49% dei casi e minori nel 33%. In Italia, dove il si parla di un giro d’affari mensile pari a circa 90 milioni di euro, il numero delle vittime della prostituzione oscilla tra 75 e 120mila: il 65% si trova in strada. «Se pensiamo alla prostituzione – sottolinea don Buonaiuto, che della Via Crucis è organizzatore – ci vengono in mente le escort, donne che si dichiarano libere di scegliere. Ma sulle nostre strade nessuna è libera: dietro ciascuna donna, suo malgrado, si nasconde un sistema di compravendita di armi e droga». A vedere queste donne oltraggiate, tradite, derise, torturate e abbandonate da tutti, «un credente pensa a quello che ha subìto Gesù e che l’anno giubilare è nato per la liberazione degli schiavi, ma tutti devono credere nella dignità e nel recupero della persona rendendo l’ingiustizia intollerabile».
24 febbraio 2016