Valastro all’Onu: «La morte, parte della quotidianità degli operatori umanitari»

Il presidente Cri all’Assemblea generale. «In Palestina e Sudan l’80% degli attacchi ha colpito chi portava aiuto. Non ci si dovrebbe aspettare che diano la vita per farlo»

«Troppo spesso gli operatori umanitari e i volontari sono un bersaglio, al pari, purtroppo, della popolazione civile. Sono presenti prima, durante e dopo una crisi. E sono esposti in prima persona ai rischi che derivano dalle zone di conflitto nelle quali operano». Il presidente di Croce rossa italiana Rosario Valastro lo ha ribadito sabato 21 settembre davanti ai membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite riunita a New York, in un incontro dal titolo “Building a better world together: the future of humanitarian action” (“Costruire un mondo migliore insieme. Il futuro dell’azione umanitaria”).

Finora, nel 2024, ha ricordato, «sono stati segnalati 393 attacchi contro operatori umanitari, di cui 370 contro operatori umanitari locali. 30 fra dipendenti e volontari della Croce rossa sono stati uccisi mentre erano in servizio solo negli ultimi 9 mesi, in attacchi che hanno colpito la popolazione civile in generale. Altri ancora hanno subìto minacce, feriti gravi e periodi di detenzione mentre cercavano semplicemente di portare aiuto a quanti avevano bisogno. Quest’anno – ha continuato – gli operatori umanitari di Palestina e Sudan hanno subìto l’80% degli attacchi totali. La morte è diventata parte della nostra quotidianità. Dovremmo tutti opporci con veemenza a questa normalizzazione. Gli operatori umanitari sono lì per aiutare; e non ci si dovrebbe aspettare che diano la vita per farlo».

Davanti a questo tipo di eventi che colpiscono personale umanitario e volontari, «l’azione politica e l’indignazione pubblica sono ampiamente incoerenti – ha rimarcato il presidente Cri -. Tutti noi possiamo e dobbiamo fare meglio in questo senso. Sono disperatamente necessari rinnovati sforzi politici per proteggere tutti i civili, compresi gli operatori umanitari. Le norme sono chiare, servono azioni concrete per garantirne l’attuazione». Anche perché gli operatori umanitari «spesso non dispongono delle attrezzature e dei dispositivi di base necessari per mitigare il rischio, come dispositivi di protezione, apparecchiature di comunicazione e veicoli sicuri». Di qui l’invito ad «agire per impedire che gli operatori umanitari impegnati sul territorio subiscano il peso degli attacchi. Anche perché, dobbiamo riconoscerlo, sono loro a fornire la maggior parte dei servizi essenziali – sono ancora le parole di Valastro -; sono loro il fulcro di qualsiasi risposta umanitaria operativa e necessaria, prima che altri si attivino. È necessario riformulare le discussioni e le azioni garantendogli attori umanitari in ogni processo decisionale, al pari delle altre parti coinvolte».

Il presidente di Croce rossa italiana ha ricordato anche il ruolo della Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Ifrc), una rete di società nazionali composta da 16,5 milioni di dipendenti e volontari. «Sono queste – ha detto -, le comunità locali – i vostri vicini e amici – che sono lì per primi a sostenersi a vicenda. Hanno accesso alle comunità in quanto godono della loro fiducia e operano in modo fedele ai nostri princìpi. Lo ripeto, perché è importante: sono presenti prima, durante e dopo una crisi. La nostra speranza è che questo evento, questa Assemblea generale delle Nazioni Unite, ci avvicini a una risposta migliore e più efficace alle crisi umanitarie».

23 settembre 2024