Verso la Settimana sociale: il mondo del lavoro in dvd
Viaggio nella stagione cinema 2016-17 della Commissione valutazione film Cei, alla ricerca di alcuni titoli utili in vista dell’appuntamento di Cagliari
Viaggio nella stagione cinema 2016-17 della Commissione valutazione film Cei, alla ricerca di alcuni titoli utili in vista dell’appuntamento di Cagliari
Nella stagione cinematografica appena conclusa, da settembre 2016 a giugno 2017, molti sono stati i film dedicati al tema del lavoro. La Commissione nazionale valutazione film Cei ripercorre i titoli più significativi dell’anno, da recuperare ora in dvd o nelle arene estive: opere che possono essere un’occasione utile per la riflessione in vista della Settimana sociale di Cagliari (26-29 ottobre 2017).
“Io, Daniel Blake”. Il regista inglese Ken Loach ha fatto del lavoro e della condizione degli operai il tema portante del suo cinema. A 80 anni e con titoli importanti nella sua lunga filmografia – tra gli altri, “Riff Raff” (1991), “Piovono pietre” (“Raining Stones”, 1993), “Paul, Mick e gli altri” (“The Navigators”, 2001) – firma un altro sorprendente capolavoro sulla condizione degli ultimi della società, in affanno per un lavoro, per vedere riconosciuta la propria dignità. È “Io, Daniel Blake” (“I, Daniel Blake”, 2016), opera con cui tra l’altro il regista ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2016. Il film propone la vicenda dell’operaio sessantenne Daniel che per problemi di salute è costretto a richiedere un aiuto pubblico. L’incontro-scontro con la burocrazia inglese lo proietta in un vortice di miserie umane, dove la solidarietà e la misericordia sono l’unica risposta possibile. Poetico, duro e struggente, dal punto di vista pastorale il film è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
“Sole, cuore, amore”. Altra grande sorpresa della stagione cinematografica è stato il film di Daniele Vicari “Sole cuore amore”, presentato alla XI Festa del Cinema di Roma. È il racconto del calvario quotidiano di Eli – una bravissima Isabella Ragonese -, madre di quattro figli e con un marito senza un lavoro fisso, che è costretta a lavorare in un bar sette giorni su sette. Per lei non c’è riposo né comprensione da parte del datore di lavoro; Eli è “merce di scarto”, una persona cui viene tolta ogni dignità lavorativa. Vicari colpisce duro, con amara e intensa poesia, proponendo le vicende di questa madre coraggio che si fa schiacciare dalla vita pur di portare avanti la famiglia. Nonostante sia problematico e segnato da quale scelta narrativa non proprio calibrata, il film è un valido prodotto per dibattitti.
L’altro volto della speranza. Il regista finlandese Aki Kaurismäki, molto apprezzato per “Miracolo a Le Havre” (2011), ha conquistato pubblico e critica nel 2017 con il suo ultimo film, “L’altro volto della speranza” (“Toivon tuolla puolen”), Orso d’argento miglior regia al 67° Festival di Berlino. Ambientato nella Helsinki di oggi, il film affronta il tema dell’integrazione e dell’inclusione sociale grazie al lavoro. Un commerciante, Wilkstrom, investe tutti i suoi averi per cambiare vita aprendo un ristorante; il locale diventerà ben presto il crocevia di un’umanità in cerca di riscatto, a cominciare dal profugo siriano Khaled. Servendosi del suo abituale registro della commedia ironica e surreale, Kaurismäki mette al centro del racconto temi caldi del nostro vivere oggi. Film delicato e godibile per la messa in scena narrativa, dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Il diritto di contare. È stato uno dei film favoriti per la notte degli Oscar 2017 “Il diritto di contare” (“Hidden Figures”) di Theodore “Ted” Melfi. Sebbene non sia un film sul mondo del lavoro oggi, è da valorizzare per l’interessante spaccato sulla condizione della donna in ambito scientifico. Il film propone la storia vera della scienziata afroamericana Katherine Johnson che insieme ad altre due colleghe si affermò nell’America del dopoguerra alla Nasa. Melfi mette in commedia una stagione della storia statunitense tra pressioni e forti pregiudizi razziali, componendo un’opera convincente e gradevole, dal taglio certamente educational. Dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile e problematico.
Il medico di campagna. Con “Il medico di campagna” (“Medecin de campagne”) il regista francese Thomas Lilti porta sullo schermo il processo di mutamento nelle pratiche di assistenza medica oggi in Francia, e in generale nel contesto europeo, dove i piccoli centri stanno perdendo il presidio medico per tagli alla spesa pubblica. Protagonista è Jean Pierre, un medico di campagna molto stimato dalla comunità di riferimento, costretto per problemi di salute a farsi affiancare da Nathalie, medico giovane e inesperto. Oltre a fotografare un processo sociale in atto, il film sottolinea alcuni aspetti fondamentali della professione medica: al di là, infatti, della formazione e preparazione scientifica, un buon medico dovrebbe possedere calore umano, spirito di comprensione e rispetto reciproco tra medico-paziente. Un’opera semplice e piacevole, densa di spunti di riflessione. Dal punto di vista pastorale è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti. (Massimo Giraldi, Sergio Perugini, Commissione nazionale valutazione film Cei)
20 luglio 2017