Commissione Ue: «Acque agitate, ma l’economia cresce». Chi se n’è accorto?

Secondo gli esperti, il sistema produttivo e commerciale del Vecchio continente si è rimesso in marcia. Ma l’Europa procede con diverse velocità

Secondo gli esperti, il sistema produttivo e commerciale del Vecchio continente si è rimesso in marcia. Ma l’Europa procede con diverse velocità

Bisogna avere la pazienza di sfogliare le centinaia di pagine, tabelle e infografiche, con relativi commenti tecnici e politici, per comprendere la profondità delle analisi macroeconomiche svolte dagli uffici della Commissione europea, riepilogate nelle “Previsioni economiche” periodicamente pubblicate a Bruxelles. Il corposo documento per “addetti ai lavori”, con un quadro di livello Ue e specifici affondi sui 28 Stati aderenti, propone in sostanza alcune conferme: la ripresa, pur se contenuta, c’è; alcuni Paesi viaggiano in quarta e altri hanno appena innestato la prima; gli attesi riflessi sull’occupazione – e quindi sui redditi delle famiglie – si registrano abbondantemente nelle economie più spedite (Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Polonia…) mentre latitano in quelle appesantite da ritardi strutturali e mancate riforme (l’Italia, manco a dirlo, si colloca in quest’area).

Ma anzitutto i numeri. Il Prodotto interno lordo dell’area euro (19 Stati della moneta unica) è previsto all’1,6% quest’anno e all’1,8% nel 2018; nell’Ue28 il Pil si attesta all’1,8% sia nel 2017 che nei prossimi 12 mesi. È chiaro, si tratta di “previsioni”, ma in genere il consuntivo si discosta di pochi decimi dalle valutazioni della Commissione. Questo dice, in pratica, che la crisi è alle spalle e l’economia reale è in marcia. Ma la crisi ha lasciato pesanti strascichi: migliaia di imprese hanno abbassato la saracinesca e milioni di persone sono rimaste a spasso. Le previsioni presentate dalla Commissione il 13 febbraio segnalano però che nell’area euro i senza impiego saranno quest’anno il 9,6% della forza lavoro totale, mentre l’anno prossimo dovrebbero scendere al 9,1%. Nell’Ue i dati sono, rispettivamente, all’8,1% e al 7,8%. In questo caso, più che in altri, si vede chiaramente come alcuni Stati hanno ridotto ai minimi termini la disoccupazione negli anni seguiti alla crisi (la Germania è al 4,1%); altrove essa resta un male endemico (in Italia siamo stabilmente sopra l’11%). Le Previsioni dell’Esecutivo puntualizzano inoltre – e volendo riassumere – che il rapporto deficit/Pil è in calo, così pure quello relativo al debito pubblico (ma almeno tre Stati sono fuori controllo: Grecia, Italia, Portogallo); l’inflazione sale leggermente, e questo può essere un bene; i consumi privati sono un elemento che “tira” la ripresa; gli investimenti hanno il segno più.

Tutto bene, dunque? Nient’affatto. Lo conferma lo stesso commissario Ue all’economia, Pierre Moscovici, che dichiara: «Si naviga in acque turbolente» e «le prospettive sono avvolte da un’incertezza più fitta del solito». Le ragioni potrebbero essere molteplici, ma la prima addotta da Moscovici riguarda l’«incertezza politica» che deriva dalle prossime mosse di politica economica di Donald Trump, dalle ricadute del Brexit e dagli interrogativi legati alle imminenti elezioni olandesi, francesi e tedesche. Senza trascurare, come spesso accade, una postilla riguardante l’Italia: l’instabilità politica di Roma è una nota ormai risaputa nelle istituzioni Ue. Qui si aggiunge una riflessione indiretta: e cioè la politica può influire in maniera benefica sul dato economico (stabilità, riforme, spinta agli investimenti…) oppure frenandone il cammino. Un secondo punto si può porre in evidenza: le Previsioni della Commissione pongono in luce una non corrispondenza fra dati macroeconomici e percezione della realtà. Difficile, infatti, spiegare cosa sta succedendo a chi ha perso il posto di lavoro per “colpa” della crisi e oggi sente dire che l’economia “cresce”. Un ultimo appunto. Si è molto discusso, nei giorni scorsi, dell’Europa a due o più velocità. I risultati e le previsioni in materia economica presentati dalla Commissione dimostrano come l’Ue stia già procedendo a velocità diverse, mentre la forbice tra Paesi più e meno solidi si va allargando. (Gianni Borsa)

14 febbraio 2017