Iraq, a Erbil il summit del clero caldeo

Una due giorni per riflettere sui cambiamenti politici e sociali e trovare nuove modalità per «vivere il cammino sacerdotale» e gestire le situazioni in atto

Una due giorni per riflettere sui cambiamenti «politici e sociali» e trovare nuove modalità per «vivere il cammino sacerdotale» e gestire le situazioni in atto

Si conclude oggi, martedì 21 giugno, a Erbil, il summit del clero della Chiesa caldea: una due giorni voluta dal Patriarcato per riflettere sui «rapidi cambiamenti politici e sociali» che si sono verificati in Iraq nell’ultimo decennio e sul peso che hanno avuto anche sulla «vita stessa del sacerdote». Di qui la necessità, da parte della Chiesa caldea, di «trovare un nuovo stile di gestione» delle situazioni in atto e risposte ai bisogni dei fedeli «nel Paese natale e nella diaspora».

«Nuove modalità», secondo il Patriarcato, occorrono anche per «vivere il cammino sacerdotale», con una «preparazione accurata» anche dal punto di vista culturale e psicologico, per rilanciare l’azione pastorale. «Il sacerdote – si legge in una nota – deve essere testimonianza di Cristo» e vivere con la propria gente, condividerne il cuore «non con le parole ma con il suo esempio». L’invito è ad assumersi la «responsabilità» di quanto sta accadendo in una nazione e in una regione caratterizzata da «saccheggi, devastazioni, violenze e migrazioni».

Ancora, nella nota del Patriarcato si ricorda la giornata di digiuno e preghiera di venerdì 17 giugno, in «solidarietà» con i musulmani nel mese sacro di Ramadan. Condividere il digiuno e la preghiera, spiegano fonti del Patriarcato, è stato «un messaggio di amore e fratellanza» e un segno di «rispetto» nelle relazioni fra musulmani e cristiani, oltre che un «rifiuto dell’ideologia estremista, della divisione e dell’odio».

Come segno concreto, nella prima giornata di summit, lunedì 20 giugno, il Patriarcato caldeo ha stanziato 50mila dollari per l’acquisto di pacchi di cibo e altri generi di prima necessità da destinare alle famiglie sfollate di Anbar e Fallujah, in larghissima maggioranza musulmane.

21 giugno 2016