130 migranti morti nel Mediterraneo. «Occorrono risposte umanitarie»
Il naufragio il 21 aprile, al largo della Libia. Il Centro Astalli: «Sgomenti davanti all’orrore e all’indifferenza di governi nazionali e Unione europea»
«Un altro naufragio aumenta il numero di morti nel Mediterraneo centrale». Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzazione per le migrazioni dell’Onu (Oim) commenta così l’episodio avvenuto tra 21 e 22 aprile al largo della Libia, nel quale sono rimaste vittime 130 persone che cercavano solo di arrivare salve in Europa. «A loro – riferiscono dal Centro Astalli – si aggiungono una donna e un bimbo trovati, poche ore prima, senza vita su una barca su cui viaggiavano altre 100 persone che sono state riportate indietro in Libia».
Le organizzazioni umanitarie parlano di «una strage annunciata», dato che tutte le autorità europee sapevano da due giorni che nel Canale di Sicilia c’erano 3 barconi messi in mare dai trafficanti libici. Eppure nessuno ha inviato mezzi per soccorrere i migranti, che hanno inviato invano richieste di soccorso per due giorni, ha denunciato la portavoce Oim Safa Mshli: «Gli Stati si sono opposti e si sono rifiutati di agire». Anche tre navi commerciali si sono unite alla Ocean Viking di Sos Mediterranee nella ricerca dei dispersi ma senza il supporto di nessuna centrale di soccorso. Non solo: nell’area sono transitati anche velivoli di Frontex ma nessun messaggio di allerta è stato diramato e la Guardia costiera libica non ha inviato nessuna delle motovedette di cui dispone.
«Siamo sgomenti davanti all’orrore e all’indifferenza dei governi nazionali e dell’Unione Europea – afferma il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti -. Ci si ostina a definire politiche migratorie quelli che sono accordi stipulati con governi antidemocratici, spendendo capitali che potrebbero essere utilizzati per gestire le migrazioni in maniera sicura, legale e a beneficio di tutta la comunità. Non possiamo tollerare che vite perse in mare non suscitino reazioni e risposte umanitarie – aggiunge -. La politica democratica e le istituzioni che la decidono hanno come compito principale garantire una vita degna e libera a ogni essere umano sulla terra».
23 aprile 2021