A 100 anni dalla nascita, in mostra la quotidianità di Alberto Sordi
L’esposizione dal 7 marzo al 29 giugno nella villa in piazzale Numa Pompilio e al Teatro dei Dioscuri. Il sindaco Raggi: «Ha evidenziato i segni distintivi del romano»
Nella sala dell’Esedra del Marco Aurelio, ai Musei Capitolini, oggi 21 gennaio, si è svolta la presentazione della mostra per il centenario dalla nascita di Alberto Sordi. Per Albino Ruberti, Capo di gabinetto della Regione Lazio, «è una cornice perfetta: Sordi è stato sindaco di Roma per un giorno quando ha compiuto 80 anni». La mostra sarà visitabile dal 7 marzo al 29 giugno nella villa di Sordi in piazzale Numa Pompilio e al Teatro dei Dioscuri, ora dell’Istituto Luce.
Un anno speciale per la cinematografia italiana. Quest’anno infatti ricorrono anche i 100 anni dalla nascita di Federico Fellini e Tonino Guerra. Il sindaco di Roma Virginia Raggi ricorda che entrare nella villa per lei è stato «completare un percorso: frequentavo le elementari di fronte e ogni tanto qualcuno diceva “Si è affacciato, l’ho visto” anche se non era vero. Sordi con delicatezza e precisione ha messo in evidenza i segni distintivi del romano. Per tutti era una persona di famiglia. Questo legame con lui deve restare».
La quotidianità di Sordi. Il presidente della Fondazione Museo Alberto Sordi Italo Ormanni spiega che «per l’occasione l’archivio di casa Sordi verrà trasferito in una parte della villa, secondo il volere testamentario della sorella Aurelia. La mostra si cala nella vita quotidiana, si cammina sui suoi passi, c’è l’inginocchiatoio dove pregava. Dà una visione d’intimità». Daniela Porro, soprintendente speciale Archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, sottolinea come «questa è un’occasione per aprire la villa di cui era molto geloso. Dal 2015 sono tutelati gli oggetti e il parco. Per lui era una fortezza dove trovava serenità dopo l’incontro con il pubblico».
Nel Teatro dei Dioscuri è in programa anche la proiezione di “Storia di un italiano”, un programma che andò in onda nel 1979, 1981 e 1986 su Rai2 e che Sordi desiderava completasse i libri di testo nelle scuole.
Sordi e l’America. Gloria Satta, co-curatrice della mostra insieme a Vincenzo Mollica, ricorda come «per lui l’America era un grande mito da dissacrare, come nella scena dei maccheroni nel film “Un americano a Roma”. Saranno esposti oggetti rari. Un Sordi segreto, il suo rapporto con le donne. Non ha voluto una famiglia perché l’avrebbe distolto dal lavoro. Alcune figure femminili nei suoi film hanno anticipato i tempi e le trasformazioni dell’Italia. Poi, ancora, Sordi benefattore, al contrario della fama di avaro: di nascosto faceva molta beneficenza. Ha raccontato l’allegria e la gioia di vivere, la storia d’Italia, il Paese che voleva che fosse».
Il 15 giugno, giorno della sua nascita, si svolgerà una festa con tutti quelli che hanno lavorato con lui. Ne è testimonial Catherine Spaak che con lui ha girato “Io e Caterina”. «All’inizio eravamo un po’ freddi, non ci conoscevamo, In una scena dovevo schiaffeggiarlo e mi imbarazzava. Allora mi diede uno schiaffo lui. Ci siamo schiaffeggiati per 10 minuti e siamo diventati amici. Aveva un rispetto all’antica per me. Non tutti in questo ambiente hanno un atteggiamento da gentiluomini». Vincenzo Mollica continua: «Sono cieco per cui vi vedo tutti giovani, belli e magri. Sordi era tutti i punti cardinali e li ha raccontati. Era l’ultima stella in cielo. Nel film “I vitelloni” c’è tutto il Sordi che verrà dopo, questo è frutto dell’amicizia con Federico Fellini».
A Roma Sette Mollica regala anche qualche ricordo personale. «Sordi – afferma – sapeva trasformare qualsiasi difetto in un sorriso. La sua faccia era la sintesi dell’avventura umana. Un grande amico». C’era qualcosa in cui Sordi e Fellini non si ritrovavano? «No, erano complici non c’era nulla che li allontanasse o dividesse. I due film insieme, “Lo sceicco bianco” e “I vitelloni”, sono epocali per entrambi e non si possono immaginare l’uno senza l’altro. C’è l’episodio de “Il tassinaro” in cui Sordi incontra Fellini dopo anni: è il segno spudorato della loro amicizia, del loro volersi bene prendendosi in giro». In cosa si somigliano invece Sordi e Benigni? «Sono due vite diverse, storie diverse. Hanno però la stessa radice comune: sono due comici, due benefattori dell’umanità, come diceva Fellini».
21 gennaio 2020