Attacco a Erbil, le ong: «Fermate gioco al massacro»
Emergency: «Violenza fuori controllo». La rete Aoi chiede al governo italiano un ruolo attivo, anche in Europa, per una risoluzione pacifica dei conflitti in corso
«La miccia innescata con l’uccisione di Soleimani ha avuto le conseguenze previste. Questa notte le due basi americane di Ayn al-Asad ed Erbil in Iraq sono state attaccate da missili iraniani. Si stimano 80 morti. La logica della guerra è esattamente questa: una volta che si decide di scegliere la violenza, la violenza si moltiplica ed esce da qualsiasi controllo». Lo sottolinea in una nota Emergency, l’organizzazione impegnata da anni in Iraq, nella zona di confine tra Iran e Turchia. «Non serve più nessun voto del Congresso, nessun pronunciamento del Consiglio di sicurezza: la guerra rifiuta ormai qualsiasi regola. Mentre si parla di geopolitica, di strategie, di alleanze, si ignorano le conseguenze di queste scelte su chi questa guerra la vivrà – la vive – sulla sua pelle in Iraq e in un’area del mondo già devastata dalla violenza. Fermiamo questo gioco al massacro. Chiediamo alle parti in conflitto di fermarsi prima che sia troppo tardi – aggiunge Emergency -. Chiediamo all’Europa e all’Italia di agire immediatamente per evitare un’altra guerra e di rifiutare categoricamente qualunque supporto alle operazioni militari».
Storicamente legato alla cura e alla riabilitazione fisica e sociale delle vittime di guerra, il programma di Emergency in Iraq si è ampliato negli ultimi anni per rispondere ai bisogni sanitari emersi dall’afflusso massiccio di profughi e sfollati in fuga dalla guerra in Iraq e in Siria e alle vittime dei combattimenti a Mosul. Dall’inizio delle attività l’ong ha assistito più di 11mila persone per quasi altrettante protesi e oltre 60mila sedute complessive di fisioterapia. Circa 400 sono le cooperative avviate dagli ex-pazienti. Dall’ottobre del 2017, è attivo anche un servizio di riferimento al Centro da Mosul, tramite il quale sono arrivati circa 500 nuovi pazienti.
Anche Aoi, l’associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, chiede di «scongiurare la violenza» sia in Iran che in Libia. «Venti di guerra solcano il Medio Oriente e il Mediterraneo senza che l’Europa riesca ad assumere un ruolo chiave unitario nel processo diplomatico che scongiuri la violenza. Eppure l’Unione Europea è stata la principale promotrice del Piano d’azione congiunto globale sul nucleare iraniano, che negli ultimi anni era riuscito a garantire una pacifica distensione dei rapporti tra Iran e resto del mondo, aprendo nuove strade di cooperazione – sottolinea in una nota -. Così come nelle relazioni con la vicina Libia, per interessi comuni di politica estera, vicinanza geografica e opportunità economiche, il tentativo della soluzione politica del conflitto sembrava l’unica strada percorribile fino a qualche giorno fa. L’interventismo di Trump sul fronte iraniano, iniziato con la fuoriuscita nel 2018 dall’accordo sul nucleare e proseguita nei giorni scorsi con gli attacchi militari, quello di Erdogan e Putin sul fronte libico, attraverso il sostegno diretto alle parti in conflitto, e quello iraniano in Siria e Iraq, hanno contribuito a innalzare il livello di scontro in atto rischiando di coinvolgere ora tutto il mondo in una guerra assurda, sbagliata e ingiusta. L’intera regione, che va dal Medio Oriente al Nord Africa, passando per l’Iraq e la Libia, al centro oggi degli scontri e delle contese, ha bisogno da decenni di una concreta pacificazione: le responsabilità di questo terribile ritardo sono molteplici e le problematiche complesse, ma esiste ancora un ampio spazio diplomatico per raggiungere questo obiettivo, supportando la resilienza delle popolazioni locali».
Aoi chiede al governo italiano un ruolo attivo, anche in Europa, per una risoluzione pacifica dei conflitti in corso: non bastano dichiarazioni di circostanza, serve una vera e propria azione diplomatica. Per questo mette a disposizione l’esperienza dei propri soci maturata in quei Paesi in anni di lavoro congiunto con le organizzazioni sociali e le istituzioni locali. Inoltre invita tutte le associazioni, le organizzazioni, le cittadine e i cittadini a una mobilitazione permanente fino a quando una soluzione pacifica non ponga fine alla violenza.
9 gennaio 2020