Camillo Ruini, il “dopo” e la speranza cristiana

Alla Lateranense il libro del cardinale. Caffarra: «Cooperazione di fede e ragione». Andreoli: «Per un non credente, consigliabile ma doloroso»

Presentato alla Lateranense il libro del cardinale. Caffarra: «Sinergica cooperazione di fede e ragione». Andreoli: «Per un non credente, consigliabile ma “doloroso”»

«È un libro inquietante nel titolo, “C’è un dopo?”, e rasserenante nel sottotitolo: “la morte e la speranza”». Così ha introdotto la presentazione del libro “C’è un dopo?” scritto dal cardinale Camillo Ruini monsignor Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, dove l’opera, edita da Mondadori, è stata presentata ieri, giovedì 20 ottobre, insieme all’autore, allo psichiatra Vittorino Andreoli, alla giornalista del Foglio Nicoletta Tiliacos, al cardinale Carlo Caffarra, con una lettera di Letizia Moratti. Fuori programma, il cardinale vicario Agostino Vallini ha concluso l’evento.

Ruini ha dedicato due anni a scrivere quest’opera, prendendo spunto da  Benedetto XVI: «Il primo pensiero di gratitudine dovrei rivolgerlo al Papa emerito – ha detto -: senza il suo impulso non avrei scritto questo libro». Il saggio è un dialogo tra fede, ragione e storia, partendo dalla storia antica fino alle recenti scoperte sulle neuroscienze, sempre seguendo il cammino della fede. «La scienza – ha spiegato l’autore – è un aspetto fondamentale dell’intelligenza umana, il confronto con le scienze può fare solamente bene alla nostra intelligenza e alla nostra fede».

Il saggio è anche un libro personale, ha spiegato Ruini: «Corrisponde alla mia condizione in questo momento, e al mio interesse», ma è anche un libro che «cerca di essere intellettualmente onesto». Tiliacos ha commentato: «Un libro generoso e importante», perché il cardinale «è partito da sé, dal dover affrontare il pensiero della morte con il passare degli anni. Per i cristiani è “il” tema, perché per il cristiano la morte non ha l’ultima parola».

Il libro, ha continuato l’autore, non è obiettivo: «Vuole aiutare a prendere sul serio la speranza cristiana. L’attesa di una vita futura per molti è ormai fuori dall’orizzonte, perciò questo è un tema fondamentale della testimonianza». Secondo monsignor Dal Covolo «è un esame attento e onesto delle ragioni di tale speranza. Solo così non si crea la frattura tra noi uomini di oggi e il messaggio di Cristo». Per monsignor Caffarra, la trama del libro di Ruini è intessuta attorno a tre domande: «Che cosa ho il diritto di sperare? Nulla. Che cosa mi è dato di sperare? Nulla. Che cosa mi è dato ragionevolmente di sperare? Tutto, perché mi è dato di sperare il volto di Dio». L’opera infatti, ha aggiunto è la risposta teologica: «Una sinergica cooperazione di fede e di ragione». Moratti, citando la sua esperienza a San Patrignano, ha ricordato che a molti ragazzi non manca la speranza nell’aldilà ma «la speranza nella vita». Il libro, ha scritto nel messaggio inviato, «vuole approfondire il mistero per eccellenza, la morte, ma suscita una riflessione sulla vita».

Andreoli ha portato il suo punto di vista da ateo, anzi, da non credente: «Il non credente è colui che non ha avuto l’esperienza diretta di Dio; l’ateo nega la possibilità che possa esserci». La lettura, ha spiegato «per un non credente è altamente consigliabile ma è dolorosissima, perché ci fa percorrere tutto quello che sulla speranza e sulla morte il cristianesimo ci trasferisce». La speranza, ha continuato, è dopo il punto interrogativo: «Quel punto interrogativo su “c’è un dopo?” per lei era una sorta di retorica ma per me è un dramma», ha aggiunto rivolto direttamente al cardinale Ruini. E per i non credenti la speranza «è quella di incontrare Dio, un dono». Ruini ha risposto: «Nessuno può sapere perché manca questo dono, solo Dio stesso». Il cuore del giudizio cristiano, ha aggiunto, è che «si può benissimo essere salvi senza la fede esplicita, se si ama il prossimo e si cerca di fare il bene nel mondo. Questa è anche la differenza con l’Islam».

Vallini nei saluti finali ha dimostrato affetto al cardinale. «Voglio molto bene al cardinale Ruini che mi ha preceduto nel mio ruolo. Il suo libro è un grande servizio al pensiero», ha detto. Quindi ha concluso: «Una reazione a caldo al professor Andreoli: ma è proprio sicuro di essere un non credente? Chissà, ci pensi. Auguri a tutti».

21 ottobre 2016