«Col Poverello accanto a tutti»

Da Assisi l’invito del cardinale vicario Agostino Vallini: «portare la speranza fra i tanti crocifissi della vita». Nel giorno di San Francesco, il pellegrinaggio delle Chiese del Lazio. Offerto l’olio della lampada votiva

«Riapriamo ai tanti crocifissi della vita le porte della speranza. Sappiamo perdonare, condividiamo le sofferenze dei poveri, degli ultimi, degli emarginati, dei tanti cercatori di pace e dignità». Questo l’invito del cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, durante l’omelia della Messa per la festa di san Francesco, patrono d’Italia, che ieri mattina è stata il momento chiave del pellegrinaggio delle Chiese del Lazio ad Assisi. Dal 1939 il Poverello è il patrono d’Italia per volere di papa Pio XII e, a turno, le regioni offrono l’olio per la lampada votiva che arde sulla tomba del santo. Quest’anno è la volta del Lazio, che lo offrì proprio nel 1939 e poi ancora nel 1956, nel 1974 e nel 1994. Molti i fedeli che riempiono già dalla mattina presto le strade di Assisi: persone col sacco a pelo sulle spalle, bambini in carrozzina, giovani.

«Il Vangelo – ha detto ancora il cardinale – sia luce ai nostri ai nostri passi, illumini la nostra vita e le relazioni che intratteniamo con chi ci vive accanto». La semplicità è, dunque, la chiave per vivere con serenità. «Le cose della terra usiamole, non con l’animo di possederle per sempre, ma come mezzi necessari alla nostra condizione», ha ribadito il cardinale vicario. Faro della vita è «il Crocifisso: fissando lo sguardo sul suo dolore, riconosceremo il male del peccato, sentiremo il bisogno della purificazione e ci libereremo da ciò che ci opprime».

Sull’esempio del Poverello d’Assisi, il Vangelo va vissuto senza sconti e interpretazioni riduttive, anche contro «il pensiero dominante», ha detto Vallini, che è anche presidente della Conferenza episcopale del Lazio. Da Assisi un messaggio di amore che porta a considerare «tutti gli uomini come fratelli – ha sottolineato il porporato -. In un mondo in cui la logica della ragione, della scienza e della tecnica sembrano l’unica misura della conoscenza umana, chiediamo al Signore il dono della sapienza». Vibrante anche l’appello alla pace: «È questo il modo cristiano di superare le contese: non prevalere su nessuno e non imporsi con la violenza».

Parte, dunque, da Assisi l’invito a guardare a Francesco come esempio per ritrovare coraggio in un tempo dilaniato dalla crisi che sta travolgendo ogni aspetto della vita. E il lavoro è al centro delle preoccupazioni. Presente anche un gruppo di lavoratori dell’Ast di Terni, dove è in corso una trattativa tra azienda e sindacati. Ad accendere la lampada votiva, nel corso della celebrazione nella basilica superiore di San Francesco, il sindaco di Roma Ignazio Marino, in rappresentanza di tutti i comuni della regione. Inoltre, durante la Messa, sono stati offerti al patrono d’Italia i prodotti tipici del Lazio, una lampada, un’ampolla e un ostensorio.

Tanti i volontari al lavoro per allestire gli spazi in cui sono avvenute le celebrazioni iniziate venerdì con il corteo delle autorità civili, la commemorazione del transito del Poverello di Assisi e la processione in Santa Maria degli Angeli con i flambeaux. Sabato mattina, prima della celebrazione eucaristica, l’incontro delle autorità civili con la municipalità di Assisi. Poi il corteo, iniziato con lo squillo delle chiarine, si è diretto verso la basilica di San Francesco.

Al termine della Messa il saluto del sindaco di Assisi, Claudio Ricci, insieme alle altre autorità, dalla Loggia del Sacro Convento. Ha introdotto padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Convento, poi padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine frati minori, quindi il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi (presente con il ministro Giannini), ha pronunciato il suo messaggio all’Italia. Tra i premier italiani, lo scorso anno aveva partecipato Enrico Letta, e poi nel 1998 Prodi, nel 1977 Andreotti e nel 1962 Fanfani. «Nel nostro Paese – ha affermato Renzi – ci sono da riparare molte cose, a partire dal lavoro. Va rivista anche la scuola: se non si parte da lì non si va da nessuna parte. Poi la pubblica amministrazione e la giustizia».

Per padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento, «portiamo all’altare i drammi della disoccupazione e della fuga dalle proprie terre». Dalla Loggia del Sacro Convento, i saluti delle autorità religiose e civili. Padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, ha invitato a rifarsi al santo d’Assisi come «uomo di dialogo e pace di fronte ad un mondo sconvolto dai conflitti che insanguinano diverse parti della terra». Alla sua intercessione ha affidato la terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Anche monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha parlato del travaglio del nostro tempo. «In questa connessione tra economia e morale – ha detto – solo una politica dello struzzo non vede quanto sarebbe vano sventolare come una parola magica la bandiera delle riforme, se non implicano una riforma morale». E ha ricordato la visita del Papa lo scorso anno per questa ricorrenza quando Bergoglio condannò la cultura dello scarto. Mentre il sindaco di Assisi Claudio Ricci ha evidenziato come rifacendosi a Francesco sia importante coniugare «intelligenza creativa e umanità», Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha sottolineato come il poverello d’Assisi sia figura che unisce diverse visioni del mondo. «Per lui è importante il cammino, il viaggio, l’incontro con l’altro».

Nel pomeriggio di sabato la conclusione delle celebrazioni con i vespri presieduti da monsignor Gino Reali, vescovo di Porto-Santa Rufina e delegato per il pellegrinaggio regionale laziale ad Assisi, terminati con la preghiera di protezione all’Italia e al mondo con l’autografo della benedizione di San Francesco e la distribuzione dei ramoscelli d’ulivo alle autorità e ai fedeli.

 

6 ottobre 2014