Giornata nazionale vittime Covid, l’omaggio dell’Italia
Al Senato bandiere a mezz’asta e nelle commissioni un minuto di silenzio. La Polizia di Stato: «I morti in divisa non verranno dimenticati». Arci: «Ci aspettano ancora giorni difficili ma è da qui che vogliamo ripartire»
Il Senato celebra la prima Giornata nazionale dedicata alla memoria delle vittime di Covid-19, oggi, 18 marzo, con le bandiere a mezz’asta e con un minuto di silenzio, voluto dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, all’inizio delle attività parlamentari. A mezzogiorno in punto poi il momento di silenzio di tutti i dipendenti dell’istituzione.
Numerosi gli interventi del mondo della politica affidati ai social. Tra questi, quello del ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà. «Il 18 marzo – scrive su Twitter – è la data in cui onoreremo ogni anno il ricordo delle vittime Covid. Giorno simbolo di dolore e di speranza, ricordo di persone care e della forza della vita. Memoria per sempre di coraggio e resilienza su cui stiamo costruendo il Paese da lasciare ai nostri figli». Affidato a Twitter anche il commento del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «103.432. È il numero delle vittime di Covid, destinato ad aumentare nelle prossime ore. Oggi, con la Giornata nazionale, onoriamo la memoria degli italiani che hanno perso la vita a causa del virus. Dolore, tristezza, sofferenza. Impossibile da cancellare o dimenticare. #18marzo».
Anche la Polizia di Stato partecipa alla memoria collettiva pubblicando sul sito istituzionale la foto emblema del 18 marzo 2020, con la lunga fila di camion militari carichi di bare, e un video nel quale dei poliziotti in divisa salutano militarmente le salme che sfilano davanti alle loro gazzelle con lampeggianti e sirene accese. Tra le oltre 100mila vittime della pandemia in Italia, anche diverse donne e uomini che vestivano la divisa della Polizia: «Madri, padri, fratelli, figli e amici; vite che si sono spente troppo presto, sole e lontano dall’affetto dei familiari – è il ricordo che si legge sul sito -. Donne e uomini in uniforme che hanno lasciato una eredità professionale e un lascito di istanti ricchi di sentimenti che non verranno dimenticati dai loro cari così come dai tanti colleghi degli uffici sparsi in tutto il Paese. Uffici che, nonostante l’arrivo delle sostituzioni, saranno sempre un po’ vuoti senza di loro».
La Giornata di oggi ricorda il 18 marzo del 2020, giorno in cui si registrò il più alto numero di morti in Italia a causa della pandemi: quasi 3mila. Un anno, quello passato, «drammatico e doloroso, segnato da un’emergenza sanitaria inattesa e inedita che ha cambiato le nostre abitudini in tutto il mondo e che nel nostro paese ha già causato più di 100mila vittime – commentano dall’Arci -. Un bilancio, ancora provvisorio, enorme e spaventoso: 100mila tragedie consumate spesso in solitudine che devono interrogarci su quanto accaduto e su cosa non ha funzionato».
Il pensiero e il ricordo, da parte dell’associazione, vanno a tutti i famigliari e agli amici delle vittime, «in particolare alle socie e ai soci Arci che hanno perso la vita. Perdite dolorose per la nostra associazione, persone che si sono sempre battute per i diritti dei più deboli e per un’idea di comunità nel rispetto di tutti. Ci aspettano ancora tempi difficili ma è da qui che dobbiamo e vogliamo ripartire – continuano -. Da quanti sono ancora in prima linea ad affrontare la pandemia e dai tanti che continuano ad impegnarsi tra mille difficoltà per aiutare chi ha più bisogno, chi si è ritrovato ancora più solo e abbandonato a causa di una crisi senza precedenti, non solo sanitaria, che ha colpito milioni di persone».
Da ultimo, l’Arci torna a offrire il suo supporto alle istituzioni nella campagna vaccinale, «sperando che questa giornata, al di là di ogni retorica, possa servire a non commettere di nuovo i tanti errori fatti in questi mesi, a costruire un futuro più solidale e inclusivo, a ricucire un tessuto sociale reso ancora più logoro da questa tragica esperienza. Per tutte le vittime della pandemia e per le future generazioni».
18 marzo 2021