Giovani a confronto con le istituzioni, per un “Lazio senza mafie”

Al Parco della Musica aperto il meeting sulla legalità. Il prefetto Gabrielli: «La lotta non è finita ma siamo sicuri che prima o dopo noi la vinceremo»

Al Parco della Musica aperto il meeting sulla legalità. Il prefetto Gabrielli: «La lotta non è finita ma siamo sicuri che prima o dopo noi la vinceremo»

Non delegare, non avere paura, testimoniare e saper riconoscere quando è il momento di dire “Sì” o “No”. Lo Stato incontra gli studenti per parlare di mafia e, compatto, lancia un messaggio: può essere sconfitta solo se si ha la forza di schierarsi a difesa della legalità. Nell’ambito del meeting “Lazio senza mafie”, che si concluderà lunedì 21 marzo, gli studenti di vari istituti superiori del Lazio hanno incontrato questa mattina, 15 marzo, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, magistrati e rappresentanti delle istituzioni «che hanno fatto la storia della legalità in Italia»: il questore di Roma Niccolò D’Angelo, il prefetto Franco Gabrielli, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, Giuseppe Pignatone, procuratore Capo della Procura di Roma, il colonnello Francesco Gosciu della Direzione Investigativa Antimafia, Giovanni Salvi, procuratore generale della Repubblica di Roma, e Rosy Bindi, presidente Commissione Parlamentare Antimafia. Da tutti è arrivato l’invito ai ragazzi a conoscere il fenomeno, a partire da Rosy Bindi secondo la quale la storia delle mafie «dovrebbe entrare a far parte dei piani di studio. Hanno fatto sempre parte della storia integrante del Paese».

Anche per il prefetto «il tema della conoscenza e della sensibilità quando si parla di mafie è fondamentale. Se non abbiamo la sensibilità di apprezzare il disvalore di questi comportamenti facciamo il loro gioco. I siciliani che volevano allontanare da sé l’immagine della mafia dicevano che stava a Roma. Sono stati profetici. Dobbiamo creare una nuova etica dei comportamenti, e chi meglio di voi può affrontarla». Parlando di Mafia Capitale, Gabrielli ha evidenziato che a Roma spesso si parla soprattutto «della malamministrazione, della corruzione “alla vaccinara”, come se fossero cose che capitano: così non deve essere». Dopo aver letto la poesia di una bambina di 9 anni, Domitilla, tratta da un libro sulla legalità, il questore D’Angelo ha sottolineato che «nei giovani ci sono gli anticorpi per battere questa piaga sociale. La mafia è prevaricazione, violenza e non è concentrata solo nell’estremo sud. Questa sala così piena è una testimonianza che ci dà coraggio e forza a continuare a lottare perché la lotta non è finita ma siamo sicuri che prima o dopo noi la vinceremo».

Per Zingaretti è importante «non commettere l’errore di delegare» alle forze dell’ordine e alla magistratura «la battaglia per la legalità‎. Si vince solo se tutti fanno qualcosa. Chi governa – ha aggiunto – ha il dovere di eliminare le zone grigie, di costruire un’economia pulita. Per questo meeting abbiamo voluto usare la parola mafia perché non dobbiamo aver paura di dire che esiste e a collegare il nome della nostra regione con la parola mafia. Serve a non lasciare sole le persone che si battono per la legalità». Gli fa eco Pignatone evidenziando che seppur Roma non è violenta come si dice, non si può nascondere la presenza della criminalità: «Non si può più contestare il giudizio che a Ostia ci sia la mafia, o che ci siano sistemi di corruzione in certi ambienti, e questo lo possiamo dire senza aspettare le sentenze definitive». E l’illegalità incide anche nel quotidiano. «Ad esempio le buche di Roma – ha detto -‎ nascono anche dal fatto che le imprese per vincere la gara pagano una tangente. L’imprenditore rientra di quel denaro facendo male il lavoro. Da questo si vede come l’illegalità incida nella vita quotidiana, perché poi in quella buca ci si cade col motorino. I morti per incidenti a Roma sono il doppio di quelli per omicidio. Cosa fare? Leggere e informarsi». E se per Gosciu «la mafia è un fenomeno in continua evoluzione», per Salvi parlare di legalità non è un compito facile perché «bisogna essere credibili anche in quello che si rappresenta e oggi soprattutto a Roma, con tutto quello che succede, è difficile. C’è il rischio che la città risponda con il cinismo perché il cinismo non riesce a far distinguere fino in fondo quanto possa creare danno nella vita di ogni giorno. Abbiamo ancora tanto da fare ma abbiamo una fiducia che non vuol dire delegare».

Tanti problemi sono riconducibili alle infiltrazioni mafiose, secondo Bindi: «Non pensate che la crisi in cui siamo e da cui non riusciamo a uscire, che le folle umane che vediamo alle frontiere dell’Europa che vergognosamente qualcuno tenta di chiudere, non veda in qualche modo le mafie protagoniste». Ma il più grande business delle mafie resta la droga, quindi Rosy Bindi lancia un appello ai giovani: «Denunciate e dite di “No”».

Nell’ambito degli eventi organizzati per il meeting, ieri sera, lunedì 14 marzo, nella basilica di San Saba si è tenuto il concerto “Misericordia e legalità” con la Live Aid Symphony Orchestra. L’orchestra ha eseguito un’opera dal titolo “Dedicato – Pensieri di Jorge Mario Bergoglio” che ha messo insieme musica e magistero di Papa Francesco. All’iniziativa hanno collaborato Libera, il Settore giovani dell’Azione cattolica di Roma e l’Agesci del Lazio.

15 marzo 2016