Giovani e fede: mostrare com’è una vita che si è incontrata con il Vangelo
I ragazzi cercano adulti disposti a farsi compagni di viaggio, in ricerca con loro, in maniera umile e dialogica. Questi educatori diventano figure significative di riferimento per la forza convincente della loro testimonianza
Ha visto la luce nei giorni scorsi un nuovo volume dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo dedicato alla questione della fede. Dopo “Dio a modo mio”, che ha ascoltato l’atteggiamento dei giovani nei confronti di Dio, della Chiesa, di Gesù Cristo e della vita cristiana, in questo volume (“Il futuro della fede. Nell’educazione dei giovani la Chiesa di domani”, a cura di P. Bignardi e R. Bichi, Editrice Vita e Pensiero) si affronta il tema dell’educazione del giovani alla dimensione religiosa. Lo si fa con la chiave del futuro, nella convinzione che l’esperienza cristiana e la sua vitalità passino attraverso la qualità della proposta educativa; la scelta di essere credenti infatti è generata nella coscienza delle persone in cui, nella libertà, si realizza l’intreccio tra umano e divino, tra ciò che si riceve e la spinta a reinterpretarlo.
Dopo il racconto che i giovani hanno fatto delle loro domande, delle loro incertezze e della loro esperienza religiosa, in questa indagine ci si è interrogati sull’origine di una sensibilità così difforme da quella proposta dalla tradizione catechistica ed ecclesiale. Si è cercato di capire l’universo religioso giovanile attraverso il racconto degli educatori – genitori, sacerdoti, insegnanti, suore, catechisti, animatori – che, con un’azione spesso poco riconosciuta, contribuiscono a iniziare i giovani al rapporto con il trascendente.
La ricerca sugli educatori alla fede si è avvalsa di 165 interviste, condotte su tutto il territorio nazionale, con domande volte a indagare una molteplicità di temi: come e dove si diventa oggi cristiani adulti? Quali sono gli obiettivi e lo stile degli educatori? Quali atteggiamenti nei confronti del mutamento della Chiesa e del modo di intendere la fede? E ancora: che cos’è considerato successo o fallimento in questa azione educativa? Quali le reti e le relazioni all’interno della comunità cristiana?
Le testimonianze degli interlocutori dell’indagine hanno smentito l’opinione corrente che gli educatori dei giovani, e ancor più degli adolescenti, siano persone stanche, deluse, in disarmo. In giro per l’Italia vi sono persone piene di passione e di creatività educativa, che hanno dato vita a esperienze innovative e di grande interesse. Certo non si può dire che abbiano trovato una formula nuova per l’educazione cristiana e spirituale dei giovani, perché forse una tale sintesi oggi non può esistere. Piuttosto hanno avuto intuizioni, hanno osato esperimenti educativi interessanti: sono persone che “ci hanno provato” a misurarsi con le sfide nuove di un tempo inedito. Gli intervistati hanno mostrato di essere dediti con grande passione al loro compito educativo, di cui non nascondono le difficoltà. I giovani sono figli di un tempo molto diverso da quello in cui sono cresciuti gli adulti di oggi e hanno modalità di rapportarsi al sacro molto meno sensibili ai valori della tradizione, dell’istituzione ecclesiale, della Chiesa ufficiale o del mondo adulto. I giovani cercano una fede personale, accostata in maniera critica; vorrebbero poter fare esperienze significative che permettano loro di sperimentare che la fede è una relazione con una Persona e che la comunità cristiana è una casa nella quale anche loro possono stare da protagonisti e non da eterni minorenni.
Non è facile per gli educatori di oggi entrare in comunicazione con questa sensibilità, eppure questa è la chiave di ingresso che i giovani offrono per avviare percorsi di maturazione nella fede. Dialoghi personali, esperienze coinvolgenti e concrete come il volontariato, momenti intensi di vita spirituale come il pellegrinaggio: tutto questo può ancora mobilitare le energie spirituali di giovani che non sono estranei all’esperienza religiosa, ma che vogliono viverla da donne e uomini di oggi. Anche la figura dell’educatore non può che cambiare. L’educatore direttivo, convinto di poter trasmettere una dottrina definita e immutabile, ha poche possibilità di essere preso in considerazione.
I giovani cercano adulti disposti a farsi compagni di viaggio, in ricerca con loro verso e dentro la fede, in maniera umile e dialogica. Questi educatori diventano per i giovani figure significative di riferimento non tanto per la ricchezza dei loro argomenti quanto per la forza convincente della loro testimonianza. I giovani cercano persone che sappiano loro far vedere com’è una vita che si è incontrata con il Vangelo; hanno bisogno di sperimentare nella esistenza degli altri che un percorso serio di vita cristiana non mortifica la loro voglia di vivere ma la realizza e le dà prospettive impensate. (Paola Bignardi)
4 ottobre 2018