Il cardinale Turkson: «Ogni uccisione è un fratricidio»

La preghiera per la pace in Siria e Iraq organizzata da Centro missionario e Ufficio migrantes diocesani. Il vescovo Zuppi: «Non possiamo abituarci al male»

La preghiera per la pace in Siria e Iraq organizzata da Centro missionario e Ufficio migrantes del Vicariato. Il vescovo Zuppi: «Non possiamo abituarci al male»

«L’uomo porta inscritta in sé la vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Questo tradimento si può manifestare sotto forma di crisi finanziaria, che porta alla povertà, o nelle condizioni dei migranti. Sono molti i modi in cui l’uomo tradisce la fraternità. In Siria il sangue viene versato ogni giorno, persone vengono scacciate dalla loro vita, famiglie vivono profughe. Dobbiamo pregare perché sia chiaro che la diversità non porta inimicizia. Essere diversi anche a livello di religione non vuol dire essere nemici» Questo il messaggio lanciato dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace, ieri sera, martedì 26 maggio, nella chiesa di San Gregorio al Celio, in occasione della celebrazione dei vespri per la pace in Siria e in Iraq, proposta dall’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni e dal Centro per la cooperazione missionaria del Vicariato. Sull’altare con lui il vescovo Matteo Zuppi e monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo originario di Aleppo. «Il primo messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale della pace 2014 era dedicato alla fraternità, partendo dal racconto dell’uccisione di Abele da parte di suo fratello Caino – ha detto il cardinale -: uno si dedica alla pastorizia, l’altro all’agricoltura. La storia di questi due fratelli è un invito a riconoscere una verità nella storia dell’umanità: sono diversi ma hanno la stessa natura, perché hanno lo stesso padre. Allo stesso modo ogni tipo di uccisione è un fratricidio, ogni persona uccisa è un fratello ucciso. Ogni persona è unica e irripetibile, e, come dice Dio riguardo ad Abele, quando viene versato il suo sangue, questo urla fino al cielo».

A dare voce al vissuto dei cristiani in quelle terre, una suore delle Missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta, che hanno animato la liturgia, presenti in Siria, Iraq e Yemen. «Vorremmo condividere con voi – ha dichiarato – la testimonianza delle nostre sorelle. Nella nostra comunità a Baghdad le nostre cinque suore, insieme con i loro bambini portatori di handicap, si erano molto allarmate alla scioccante notizia dell’attacco dell’Isis nei villaggi vicini, dove sono stati massacrati innocenti senza distinzione di fede: giovani e vecchi, uomini e donne, malati, mamme in attesa. Tante sono state le vittime delle atrocità che gli uomini possono infliggere gli uni agli altri». Oggi le religiose, e non solo loro, vivono nella paura, ma continuano ad avere fede: «Ogni sera quando le tenebre ricoprono la terra e il terrore della notte torna – ha riferito la suora – , ci inginocchiamo davanti al Santissimo Sacramento, supplichiamo con il rosario nelle nostre mani, preghiamo e crediamo che una nuova alba sorgerà. Un nuovo giorno in cui la Pace possa vivere in questo Paese».

Anche monsignor Zuppi ha ribadito il desiderio di pace. «Oggi – ha osservato – abbiamo l’intercessione di san Filippo, uomo di pace. Aveva la pace perché pregava intensamente. Dobbiamo pregare con insistenza, non possiamo abituarci al male, alle tante immagini di sofferenza. Non possiamo accettare il grido del sangue, la logica di Caino, che è sempre la logica fratricida, di cui parlava padre Francesco, perché l’atteggiamento è: “a me che importa?”. A noi importa. Dobbiamo chiedere la pace in Iraq e Siria. Non possiamo smettere di pregare per tutti quei cristiani che vivono una sofferenza doppia, quella di tutti e quella della persecuzione in quanto cristiani». Poi il vescovo ha chiesto di pregare perché i governi intervengano: «Preghiamo perché le grandi potenze, coloro che hanno le mani sul destino dell’umanità, possano ascoltare il grido del loro fratello e scelgano tutto il possibile per avviare la pace e fare risorgere l’Iraq e la Siria».

27 maggio 2015