Il Papa ai filippini: «La vostra fede sia lievito nelle parrocchie»
Il Papa ha presieduto in San Pietro la Messa del Simbang Gabi, la novena in preparazione al Natale, con 7mila fedeli della comunità cattolica di Roma
«Continuate a essere “contrabbandieri” della fede». Nella sua prima celebrazione del “Simbang Gabi” (Messa della notte), novena in preparazione al Natale tanto cara alla tradizione filippina, è questo l’invito finale rivolto da Papa Francesco ai circa 7mila fedeli della comunità cattolica di Roma che ieri sera, domenica 15 dicembre, hanno partecipato alla liturgia nella basilica di San Pietro. I migranti filippini che hanno lasciato la propria terra di origine alla ricerca di un futuro migliore hanno diffuso in tutto il mondo questa devozione, una tra le più antiche e importanti nelle Filippine. Dura nove giorni durante i quali i fedeli si ritrovano all’alba nelle loro parrocchie per la cosiddetta “Misa de Gallo” (Messa del Gallo). Un “sacrificio d’amore” che richiede di alzarsi molto presto in giorni feriali, compiuto da un popolo «felice e sorridente perché la fiamma della fede continua ad ardere intensamente nei cuori – ha spiegato padre Ricky Gente, cappellano della Missione con cura d’anime filippina -. Un popolo che rende grazie a Dio per il dono di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità».
Bergoglio è stato interrotto da un lungo applauso quando ha citato il “Simbang Gabi”, che nella diocesi di Roma viene celebrato da 63 comunità, la cui sede centrale è la basilica di Santa Pudenziana di via Urbana. Nella sua omelia il Papa ha inviato i Filippini romani a compiere «una missione speciale», quella di essere «lievito» nelle comunità parrocchiali di appartenenza e li ha incoraggiati «a moltiplicare le opportunità di incontro» per un reciproco scambio e arricchimento di ricchezze culturali e spirituali. «Siamo tutti invitati a costruire assieme quella comunione nella diversità che costituisce un tratto distintivo del Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo – le parole di Francesco -. Siamo tutti chiamati a praticare insieme la carità verso gli abitanti delle periferie esistenziali, mettendo a servizio i nostri doni diversi, così da rinnovare i segni della presenza del Regno. Siamo tutti chiamati ad annunciare insieme il Vangelo, la Buona Novella di salvezza, in tutte le lingue, così da raggiungere più persone possibile».
Meditando le letture offerte dalla liturgia per la terza domenica di Avvento, detta domenica “della gioia”, il Papa ancora una volta ha colto l’occasione per esortare a volgere lo sguardo verso gli ultimi. Riguardo alla prima lettura tratta dal libro di Isaia, Francesco ha spiegato che il profeta «invita tutta la terra a rallegrarsi per la venuta del Signore» che offre la salvezza a ogni uomo ma «manifesta una tenerezza speciale per i più vulnerabili, i più fragili, i più poveri del suo popolo». Così come «uno sguardo d’amore speciale» lo meritano «gli abitanti delle periferie esistenziali di ieri e di oggi», gli oppressi, gli affamati, i prigionieri, i forestieri, gli orfani e le vedove a cui fa riferimento il Salmo 145. Il Vangelo è annunciato ai poveri, scrive l’evangelista Matteo, che elenca come l’amore di Dio si fa tangibile in Gesù Cristo con la vista ridata ai ciechi, l’udito restituito ai sordi, la risurrezione dei morti e la purificazione dei lebbrosi. «Questi sono i segni che accompagnano la realizzazione del Regno di Dio – ha detto il Papa -. Non squilli di tromba o trionfi militari, non giudizi e condanne dei peccatori, ma liberazione dal male e annuncio di misericordia e di pace».
L’Emmanuele, il “Dio con noi” del quale la Chiesa si appresta a celebrare il mistero dell’Incarnazione, «opera prodigi in particolare a favore dei più piccoli e fragili – ha aggiunto il vescovo di Roma -. Tali prodigi sono i “segni” della presenza del suo Regno. E poiché gli abitanti delle periferie esistenziali continuano a essere ancora molti, dobbiamo chiedere al Signore di rinnovare il miracolo del Natale ogni anno, offrendo noi stessi come strumenti del suo amore misericordioso verso gli ultimi». Una missione per la quale i migranti filippini sono pronti, come ha rimarcato padre Ricky Gente nel suo saluto finale, assicurando la volontà di unirsi al Papa come «messaggeri e testimoni di una Chiesa dove nessuno è straniero. Abbiamo colori della pelle diversi, culture e tradizioni diverse ma siamo come l’arcobaleno colorato dall’amore e dalla misericordia di Dio».
16 dicembre 2019