In Siria nord-occidentale milioni di sfollati in «condizioni estreme»
Medici senza frontiere parla di «persone spaventate, sradicate dalla loro terra e vulnerabili». Nelle ultime settimane arrivati a Deir Hassan in oltre 11mila
Non si fermano le fughe di massa dalle zone di guerra in Siria, specie dopo le intense offensive militari da parte del governo siriano e dei suoi alleati nel sud di Idlib. La parte settentrionale di Idlib, vicino al confine turco, ospita già circa 1,5 milioni di persone vulnerabili e, secondo le Nazioni Unite, dal 1° dicembre dello scorso anno altre 300mila sono fuggite dalle loro case, principalmente verso il sud della provincia di Idlib. Secondo le equipe di Medici senza frontiere, «sono persone spaventate, sradicate dalla loro terra e vulnerabili. Il sovraffollamento, le scarse possibilità di trovare un rifugio, le rigide temperature invernali in una zona di montagna e una risposta umanitaria al limite della capacità rendono la loro situazione particolarmente difficile». Proprio per questo, l’organizzazione internazionale ha ampliato il suo intervento, includendo la distribuzione di coperte, combustibili per il riscaldamento prodotti localmente e altri generi di prima necessità per affrontare l’inverno.
Le équipe di Msf che forniscono assistenza medica nel campo di Deir Hassan, nel distretto di Ad Dana, hanno assistito all’arrivo di sfollati durante tutta l’offensiva. «Dicono che il viaggio è stato molto difficile – afferma Ahmed, un infermiere di Msf -. Hanno lasciato tutto e sono fuggiti quando alcuni volontari hanno trovato un veicolo per loro. Altre famiglie se ne sono andate di notte ma non usavano le luci dell’auto, per cui sulle strade si sono verificati incidenti». Il campo è costituito da diversi insediamenti di fortuna dove nelle ultime tre settimane sono arrivate più di 11mila persone. Per rispondere a questo aumento degli sfollati interni a Deir Hassan, Msf gestisce una seconda clinica mobile che fornisce cure mediche di base.
Più a ovest, nel distretto di Harem, una zona montuosa della parte settentrionale di Idlib, il 7 gennaio una equipe di Msf ha distribuito beni di prima necessità per affrontare l’inverno a 52 famiglie appena arrivate. «Con oltre un milione di sfollati già presenti nell’area, la mancanza di un rifugio e la quasi totale dipendenza dall’assistenza sono questioni critiche – afferma Cristian Reynders, coordinatore di Msf per la parte settentrionale di Idlib -. A volte non c’è spazio disponibile per le famiglie appena arrivate nei campi ufficiali, in altri campi viene chiesto di portare la propria tenda o un riparo. Ci sono organizzazioni che lavorano per risolvere questa situazione ma per il momento è un grande problema».
Ad aggravare la situazione, prosegue Reynders, il fatto che «ci sono pochissime opportunità di lavorare per guadagnare qualcosa e l’inflazione dei prezzi nei mercati alimentari è elevata. La gente così si indebita senza alcuna speranza di poter rimborsare il prestito e nel tempo diventano interamente dipendenti dagli aiuti».
Nella parte settentrionale del governatorato di Idlib, Msf gestisce quattro cliniche mobili che effettuano a rotazione visite mediche in oltre 15 campi e insediamenti informali. I medici effettuano circa 4.500 visite al mese. Circa la metà dei pazienti ha un’età inferiore ai 15 anni.
14 gennaio 2020