La Cei: «Il Paese non crescerà se non insieme»

Il documento dei vescovi sull’autonomia differenziata approvato dal Consiglio permanente. «Siamo convinti – e la storia lo conferma – che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà». I rischi dell’autonomia differenziata

«Il Paese non crescerà se non insieme». Si apre con queste parole la nota della Cei sul tema dell’autonomia differenziata, diffuso questa mattina, 24 maggio, come già anticipato ieri dal presidente dei vescovi Matteo Zuppi. Un documento approvato dal Consiglio episcopale permanente il 22 maggio nel corso dei lavori della 79ª Assemblea generale, che raccoglie e fa proprie le preoccupazioni emerse dall’episcopato italiano.

Rivendicando «il dovere e la volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese», i vescovi vi riconoscono «un  fondamentale principio di unità e corresponsabilità, che invita a ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, di un progetto condiviso per il futuro. Sono parole molto attuali anche oggi», rimarcano, nel momento in cui si discutono le modalità di attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. «Ed è proprio la storia del Paese a dirci che non c’è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune», è la tesi dei presuli.

In questa direzione, «ci dà particolare forza l’esperienza di sinodalità delle nostre Chiese, grazie alla quale stiamo crescendo nella capacità di “camminare insieme” come comunità cristiane e con i territori e la comunità civile del Paese. In particolare – si legge ancora nel testo -, crediamo che la parola “insieme” sia la chiave per affrontare le sfide odierne e la via che conduce a un futuro possibile per tutti». Il presupposto è la convinzione «che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà. Ogni volta che si scindono si impoverisce il tessuto sociale.  Solidarietà e sussidiarietà devono camminare assieme altrimenti si crea un vuoto impossibile da colmare.

I vescovi citano le parole di Papa Francesco nella Fratelli tutti per ribadire che «la fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno di ogni società sono due poli inseparabili e coessenziali. Separarli conduce a una deformazione e a una polarizzazione dannosa». Da sempre, proseguono, «ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci
preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie. In questo senso, il progetto di legge con cui vengono
precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica».

Si tratta di un rischio che «non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, a cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi». Nell’analisi del Consiglio permanente Cei, «gli sviluppi del sistema delle autonomie – la cui costruzione con Luigi Sturzo, nel secolo scorso, è stata uno dei principali contributi dei cattolici alla vita del Paese – non possono non tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale».

Di qui l’appello alle istituzioni politiche affinché venga siglato un «patto sociale e culturale», scrivono i vescovi con le parole di Evangelii gaudium, perché «si incrementino meccanismi di
sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno».

24 maggio 2024