Turchia: diventa moschea la chiesa di San Salvatore a Chora

«Rammarico» dei vescovi Ue: «Duro colpo al dialogo interreligioso». Emblema della cristianità orientale e «memoria viva della presenza storica dei cristiani nel Paese»

«Un altro duro colpo al dialogo interreligioso». In un comunicato diffuso ieri, 23 maggio, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) esprime il suo «rammarico» per la conversione in moschea della chiesa di San Salvatore a Chora, in Turchia. La decisione delle autorità turche arriva 4 anni dopo la conversione in mosche della basilica di Santa Sofia.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha aperto formalmente la chiesa cristiano-ortodossa bizantina al culto islamico all’inizio di maggio 2024. Per il segretario generale Comece Manuel Barrios Prieto, «si tratta di un ulteriore passo avanti nel diluire le radici storiche della presenza cristiana nel Paese, ed è una decisione deplorevole che renderà più difficile la convivenza religiosa. Con questa azione – prosegue -, qualsiasi iniziativa riguardante il dialogo interreligioso promossa dalle autorità del Paese perderà inevitabilmente di credibilità».

Nella nota della Comece si sottolinea come la chiesa di San Salvatore in Chora risalente al IV secolo sia «un emblema della cristianità orientale e memoria viva della presenza storica dei cristiani nel Paese». Parte del patrimonio culturale mondiale dell’Unesco, la chiesa è famosa in tutto il mondo per i suoi affreschi, ed è considerata uno dei più importanti esempi di architettura sacra bizantina nel mondo.

Come già accaduto per Santa Sofia, anche questo edificio è stato un museo per quasi 80 anni. E il timore ora è che, come già successo a Santa Sofia, anche qui gli affreschi a sfondo religioso sulla vita di Cristo presenti al suo interno saranno coperti da drappi. La Comece era scesa in campo anche nel luglio 2020, quando la basilica di Santa Sofia cambiò lo status da monumento, patrimonio dell’umanità, a luogo di culto musulmano. In quell’occasione, la Comece aveva anche sottolineato il «serio problema» della Turchia rispetto a incitamento all’odio e minacce rivolte contro le minoranze nazionali, etniche e religiose.

24 maggio 2024