L’aiuto pubblico allo sviluppo cresce solo sulla carta

Secondo i dati Ocse, il 14,4% delle risorse nel 2022 è servito per interventi nei Paesi donatori. A pesare di più, l’accoglienza dei rifugiati e le donazioni di vaccini Covid

Nel 2022 ben il 14,4% dell’aiuto pubblico allo sviluppo globale (Aps) è rimasto nelle tasche dei Paesi ricchi, anziché essere destinato a migliorare le condizioni di vita nelle aree più povere del pianeta. In particolare esplode la voce “dei costi dei rifugiati nel Paese donatore”, arrivati alla cifra record di 29,3 miliardi di dollari, con un più 134% rispetto al 2021. In altre parole, quanto trattenuto dai Paesi donatori per interventi entro i confini nazionali è superiore all’aumento complessivo degli aiuti globali (+13,6%), passati da 186 miliardi nel 2021 a 204 miliardi nel 2022.  È quanto denunciato da Oxfam all’indomani della pubblicazione dei nuovi dati preliminari per il 2022 da parte del Comitato per l’aiuto allo sviluppo dell’Ocse.

Con la crisi umanitaria in Ucraina e il più grande esodo di profughi dal secondo dopo guerra in Europa, sono state “reindirizzate” infatti ingenti risorse per far fronte all’emergenza (16 miliardi dollari in totale, pari all’8% sul totale dell’Aps globale. «In un momento in cui decine di milioni di persone nei Paesi più poveri e vulnerabili stanno lottando per sopravvivere agli effetti di guerre, della crisi climatica e dell’inflazione, i Paesi ricchi hanno trasformato le loro promesse di aiuto in una farsa – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia su finanza per lo sviluppo -. Quasi 30 miliardi sono stati considerati erroneamente come aiuto allo sviluppo “genuino”, senza esserlo. In realtà si tratta di un aumento scritto sull’acqua. Buona parte è stato destinato a far fronte all’accoglienza dei richiedenti asilo entro i confini nazionali soprattutto dei rifugiati ucraini, senza il doveroso stanziamento di risorse aggiuntive. Un’altra quota è invece stata contabilizzata per il secondo anno consecutivo, considerando il costo delle donazioni di vaccini Covid, costituiti da scorte di magazzino già acquistate per le necessità nazionali a un alto prezzo di mercato».

In questo scenario, sottolinea Oxfam, «Italia è un esempio emblematico di un trend di aumento solo fittizio delle risorse destinate all’aiuto pubblico, ossia a sradicare la povertà nei Paesi in via di sviluppo. Il nostro Paese passa infatti dallo 0,29% del 2021 allo 0,32% del 2022 di Aps in rapporto al reddito nazionale lordo, con un aumento sulla carta del 15%, cioè da 6,085 miliardi di dollari a 6,468 – sottolinea l’organizzazione -. Come sostiene però la stessa Ocse nei giudizi sulle tendenze dell’aiuto dei vari Paesi, “si tratta di un aumento esclusivamente dovuto alla quota dei costi dei rifugiati nel Paese donatore, senza il quale l’aiuto allo sviluppo diminuirebbe”». Nelle parole di Petrelli, «le risorse spese esclusivamente per i costi per l’accoglienza in Italia sono triplicate, passando da 557 milioni a quasi 1 miliardo e mezzo e rappresentano il 23% del totale dell’intero Aps italiano. Certamente pesa l’aumento degli arrivi attraverso il Mediterraneo – aggiunge -, passati da 67mila nel 2021 ai 104mila nel 2022, e il reindirizzamento di 359 milioni di dollari per la crisi Ucraina. Resta però un’evidenza lampante: si tratta di risorse ancora una volta non destinate ai Paesi poveri. Tutto ciò mentre gli aiuti italiani verso l’Africa sono stati più che dimezzati, passando da 1,030 miliardi di dollari nel 2021 a 491 milioni di dollari nel 2022. Lo stesso vale per i fondi destinati ai cosiddetti Paesi a basso tasso di sviluppo (Ldc), che crollano da 925 milioni di dollari nel 2021 a 335 nel 2022».

Nel frattempo, in termini reali resta un miraggio il mantenimento dei solenni impegni presi oltre 50 anni fa e ribaditi nel 2015 con l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. In particolare quello di raggiungere lo 0.70% rispetto al reddito nazionale lordo in aiuto allo sviluppo. Soprattutto perché, al di là delle percentuali, si allontanano gli obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e di lotta alla povertà estrema, considerando che questi indicatori peggiorano in 9 Paesi su 10. In media, i Paesi ricchi nel 2022 hanno destinato infatti solo lo 0,36% del loro reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, rispetto allo 0,33% nel 2021, ma molto al di sotto dello 0,70%. I 20 Paesi donatori dell’Unione europea, con 91,6 miliardi di dollari complessivi raggiungono in media lo 0,57% nel rapporto Aps/Rnl e rappresentano il 45% del totale globale. Gli Usa da soli pesano per il 25%. Nel 2022, solo 5 Paesi europei – Lussemburgo, Norvegia, Germania, Svezia e Danimarca – hanno raggiunto un obiettivo cruciale per il presente e futuro di centinaia di milioni di persone. E l’Italia in questo, come visto, non fa eccezione in senso positivo. «Secondo le stime di Oxfam questa promessa mancata è costata ai Paesi a basso e medio reddito 6.500 miliardi di dollari dal 1970 al 2021 – conclude Petrelli -. Quello a cui stiamo assistendo non solo è un gioco a somma zero o negativo, ma denuncia una mancanza di visione e di assunzione di responsabilità».

L’appello all’Italia. «Già nel 2021 il relativo aumento degli aiuti allo sviluppo italiani era legato a fattori episodici: donazioni dei vaccini acquistati per l’Italia o contributi straordinari alle agenzie Onu per la lotta alla pandemia. In altre parole gli aiuti non avevano le caratteristiche di replicabilità e programmazione indispensabili per essere efficaci – aggiunge Ivana Borsotto, portavoce della campagna 070, sostenuta anche da Oxfam -. Quest’anno gli aiuti risultano essere addirittura solo virtuali. Siamo poi preoccupati perché nell’ultima Legge di bilancio sono stati apportati tagli agli aumenti programmati. L’obiettivo dello 0,70% si allontana sempre più. Ci appelliamo al governo e al Parlamento affinché l’Italia rispetti gli impegni internazionali assunti».

14 aprile 2023