Mensa Val Melaina, porte aperte anche la domenica

La novità per i 25 anni della struttura fondata dai padri scalabriniani nella parrocchia del Santissimo Redentore

La novità per i 25 anni della struttura fondata dai padri scalabriniani nella parrocchia del Santissimo Redentore

Porte aperte anche la domenica alla «Mensa della carità» della parrocchia Santissimo Redentore a Val Melaina. Avviata nel 1991 dai padri scalabriniani, il servizio compie 25 anni in concomitanza con il Giubileo della Misericordia e rafforza il suo impegno di accoglienza, conforto e supporto verso i poveri del quartiere. «Già da domenica 10 gennaio la mensa sarà attiva con l’aiuto di molti giovani per i quali questo è l’unico giorno libero», spiega padre Ampelio Bortolato, vice parroco e cofondatore della mensa.

Per ricordare l’anniversario alle 10.30 di questa domenica sarà celebrata la Messa con monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana; a seguire, il pranzo con i poveri nei locali del Centro giovanile, sede della mensa. Quando ha preso il via negli anni ’90, in collaborazione con la Società San Vincenzo de’ Paoli, che la sostiene economicamente, la mensa era attiva il giovedì a cena e la domenica a pranzo e ospitava 40 persone. Con il trascorrere del tempo sono aumentati i volontari, cuore pulsante dell’attività, ed è stato possibile aggiungere dei turni a pranzo arrivando ad ospitare anche 120 persone da martedì a sabato.

«La maggior parte degli ospiti sono stranieri – afferma Katia Zompa, la prima volontaria della mensa -. La missione dei padri scalabriniani è il sostegno ai migranti bisognosi e, per alcuni anni, abbiamo cucinato alla mensa e portato da mangiare ai senza fissa dimora che gravitano intorno alle stazioni Tiburtina e Nuovo Salario». Sono italiani circa il 20% degli ospiti, per lo più anziani, mentre gli stranieri sono tutti giovanissimi. A volte la mensa ospita uomini separati che, dovendo provvedere al mantenimento dell’ex moglie e dei figli, non riescono a fare fronte a tutto. «Gli anziani che ospitiamo non sono tutti indigenti – dice Anna Caporicci, volontaria da 13 anni -. Qualcuno viene per trascorrere un po’ di tempo in compagnia, soprattutto uomini rimasti soli».

Una cinquantina i volontari che si alternano ogni giorno: 12 in sala, 4 in cucina. Grazie alla struttura, volontari e parrocchiani hanno conosciuto una realtà nascosta del quartiere. A Natale due classi di quarta elementare dell’Istituto “Caterina Cittadini”, affidato alle suore Orsoline, si sono recate alla mensa e hanno aiutato ad apparecchiare ponendo sotto i piatti degli ospiti delle lettere scritte a scuola creando cosi un momento d’intensa commozione. «Questa iniziativa ha cambiato il volto della zona – afferma padre Ampelio -. Sono tanti i volontari che si avvicendano con entusiasmo e molte le persone che ci sostengono con offerte. Quando portavamo da mangiare in stazione i ragazzi tornavano a casa felici».

Lo scopo della mensa non è solo quello di offrire un pasto caldo a chi ne ha bisogno. «Vogliamo che gli ospiti abbiano un ambiente accogliente e familiare – aggiunge Katia -. Per questo ci sediamo a tavola con loro, pranziamo e chiacchieriamo anche per conoscerli più a fondo». Così, aggiunge Anna, «abbiamo scoperto la storia di due trentenni che con la loro bimba di tre anni vivevano in una cabina della luce. Ci siamo mobilitati con il Comune e auspichiamo che presto venga loro assegnato un alloggio». «Questa esperienza ha aumentato il mio rispetto per i poveri – conclude padre Ampelio -, mi piacciono anche perché nei loro volti si scopre lo sguardo di Gesù».

 

8 gennaio 2016