Migranti e rifugiati: le raccomandazioni delle suore della Uisg

In vista della Giornata della memoria e dell’accoglienza (3 ottobre), appello dell’Unione internazionale superiore generali per un «approccio integrale allo sviluppo»

Guardando all’appuntamento del 3 ottobre, la Giornata della memoria e dell’accoglienza, l’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) – che rappresenta oltre 60mila suore in tutto il mondo – si unisce al ricordo di tutte le vittime dell’immigrazione con un appello a un’alleanza tra suore e società civile per affrontare le sfide legate ai fenomeni migratori. «Non possiamo voltare le spalle a chi mette a rischio la propria vita per cercare speranza e dignità – rileva suor Carmen Elisa Bandeo, coordinatrice della Rete internazionale migranti e rifugiati della Uisg -. Oggi è più che mai urgente la necessità di un approccio integrale, integrativo e inclusivo allo sviluppo, che colleghi l’esperienza locale alla presa di decisioni globali in maniera coerente e responsabile».

Proprio per questo, il 2 e 3 ottobre l’Uisg sarà presente a Lampedusa con suor Charity Katongo Nkandu, Francescana missionaria di Assisi. Dieci anni dopo la tragedia del 3 ottobre 2013, in cui morirono 368 migranti. E fa il punto in un documento con dieci raccomandazioni per affrontare le sfide legate ai fenomeni migratori, con particolare attenzione alle esigenze di migranti e rifugiati. Destinatari: governi nazionali e organi intergovernativi, organizzazioni dello sviluppo internazionale e della società civile e «tutte le persone di buona volontà impegnate per costruire un mondo più giusto e sostenibile», spiegano.

Tra le raccomandazioni, c’è l’invito a «sostenere le persone in transito fornendo informazioni accurate e tempestive, in particolare sui pericoli del viaggio verso l’Europa, al fine di contrastare la disinformazione dilagante» e a favorire «un cambiamento linguistico che si sposti dai discorsi di paura, minaccia, emergenza e guerra verso conversazioni orientate su inclusione, integrazione, sviluppo e arricchimento reciproco». Ancora, le suore chiedono anche a ong e opinione pubblica di «fare pressione sui governi dell’Unione europea affinché istituiscano leggi che riflettano i valori etici e la visione umanitaria dell’Ue, consentendo accesso equo, paritario e legale a tutti i migranti, indipendentemente dal motivo dell’immigrazione».

«Come Uisg, crediamo che la comunità internazionale abbia la responsabilità di fornire assistenza a tutti i migranti e rifugiati, garantire il pieno rispetto dei loro diritti e facilitarne l’integrazione nei Paesi ospitanti – prosegue suor Bandeo -. A oggi, è più che mai urgente un approccio integrale, integrativo e inclusivo allo sviluppo, che colleghi l’esperienza locale alla presa di decisioni globali in maniera coerente e responsabile». Stando ai dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), tra gennaio e dicembre 2022 quasi 3.800 persone hanno perso la vita sulle rotte migratorie nella regione del Medio Oriente e Nord Africa, con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente. È il numero più alto dal 2017, quando furono registrati 4.255 decessi. In tutto il mondo, oltre 50mila migranti hanno perso la vita tra il 2014 e il 2022, senza contare quelli persi in mare, rapiti o scomparsi durante il viaggio della speranza: coloro che sono «invisibili dalla nascita alla morte», per utilizzare le parole di Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre, fondato in seguito alla tragedia di 10 anni fa a Lampedusa.

23 settembre 2023