Nasce a Roma l’Infermiere di parrocchia
Siglato un accordo tra Ufficio Cei per la pastorale della salute e Asl Roma 1. Don Angelelli: «Così raggiungiamo chi non riesce a intercettare i servizi dello Stato»
C’è anche la diocesi di Roma tra quelle in cui da oggi, 29 luglio, nasce la figura dell’Infermiere di parrocchia. Un progetto sperimentale, che prevede la presenza di un infermiere di comunità inviato dalla Asl nelle parrocchie. Dopo aver raccolto richieste e bisogni, un referente di pastorale della salute condividerà i dati con l’Infermiere di parrocchia, che si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste. L’accordo è stato siglato questa mattina dal direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della salute don Massimo Angelelli e da Angelo Tanese, direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Roma 1.
Il progetto ha richiesto un anno di lavoro per essere definito, partendo dalla necessità manifestata da chi si occupa di sanità territoriale con il compito di individuare coloro che non sono raggiunti dal Servizio sanitario nazionale, perché esclusi dalle comuni “reti sociali di contatto”. Tra gli obiettivi, si legge nel testo dell’accordo, c’è quello di «ascoltare, informare e orientare le persone all’interno della rete dei servizi socio-sanitari territoriali delle aziende sanitarie locali; facilitare i percorsi di accesso alle cure o all’assistenza, interfacciandosi con i distretti sanitari e i vari servizi territoriali di prossimità; intercettare gli “irraggiunti” e favorirne il contatto con la rete; favorire azioni di promozione della salute e del benessere della comunità».
«Siamo partiti dalla necessità di avvicinare le fasce più marginali. E le parrocchie hanno la grande capacità di conoscenza del territorio e di avvicinare le persone”», ha spiegato don Angelelli presentando l’accordo. L’esigenza di fondo, ha sottolineato, è quella di «accorciare le distanze», perché ci sono «persone che non riescono a intercettare i servizi messi a disposizione dello Stato. “Come Chiesa possiamo mettere a disposizione una rete solidale che si può attivare per raggiungere le persone nei loro domicili». Segnalando questa intesa come «modello di collaborazione tra pubblico e privato», don Angelelli ha indicato le due fasi del progetto: quella nazionale e quella regionale. Nell’ambito della prima viene evidenziata «la costituzione della Consulta nazionale per i servizi sanitari di prossimità e del gruppo di coordinamento tecnico del progetto». La seconda fase, invece, partirà da settembre, quando nelle diocesi di Alba, Roma e Tricarico prenderà il via la sperimentazione.
Alla presentazione del progetto è intervenuto anche il vescovo ausiliare di Roma Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria: «Tanti malati non hanno chi li orienta nella cura della salute, anche se diverse parrocchie offrono già una figura di sostegno, attraverso la Caritas – ha sottolineato -. La nostra diocesi sta avviando un anno pastorale di ascolto del grido della città, delle esigenze di tante persone. Questo progetto si inserisce in questo solco».
29 luglio 2019