Piantedosi alla Camera: «Falso che il governo impedisca i soccorsi»

Il ministro dell’Interno ha riferito sul naufragio di Crotone, che ha causato la morte di 72 persone, tra cui 28 bambini. E ribadisce la «fiducia negli accertamenti giudiziari». Una brusca virata vicino alla costa all’origine del disastro. Dal 22 ottobre messe in salvo oltre 24mila persone

«La sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre trent’anni al servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo ha rivendicato con forza, riferendo, questa mattina, 7 marzo, alla Camera dei deputati sul naufragio di Crotone, nel quale sono morte 72 persone. «Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato», ha detto, precisando che era riferito alla gravità della condotta criminale degli scafisti l’appello «affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti». Parole, ha ricordato, pronunciate «con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime».

Rinnovando il cordoglio suo personale e di tutto il governo, il titolare del Viminale ha fatto il punto anzitutto sul bilancio delle vittime, «non ancora definitivo»: gli ultimi aggiornamenti arrivati dalla prefettura di Crotone, ha riferito, «portano il numero delle vittime a 72, di cui 28 minori, mentre i superstiti sono 80. Di questi, 54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo, 12 nel Sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati». Sulla ricostruzione dei fatti indaga la Procura della Repubblica di Crotone, «attenderemo, pertanto, con fiducia e rispetto l’esito degli accertamenti giudiziari», le parole di Piantedosi, nelle quali ha trovato spazio anche la «profonda gratitudine» per la Calabria, che «da sempre, accoglie con solidarietà e generosità i tanti migranti che sbarcano sulle sue coste» e che «affronta questa tragedia con compostezza e dignità non comuni».

Spazio, quindi, alla ricostruzione dei fatti. «Sulla base degli elementi acquisiti dal ministero della Giustizia, gli scafisti decidono di sbarcare in un luogo ritenuto più sicuro e di notte», per evitare possibili controlli. «Il piano – ha ricostruito il ministro – prevedeva l’arrivo a ridosso della riva sabbiosa, con il successivo sbarco e la fuga sulla terraferma». Intorno alle 4 di domenica  26 febbraio, «sull’utenza di emergenza 112 giunge una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale che veniva geolocalizzato dall’operatore della Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone e comunicato, con le coordinate geografiche, alla Sala Operativa della Capitaneria di Porto di Crotone. È questo il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane».

Nei momenti immediatamente precedenti al naufragio la navigazione «era proseguita fino alle 3.50, quando, a circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia – prosegue la relazione del ministro – e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo ad onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia ad imbarcare acqua». Nelle parole di Piantedosi, è «essenziale» chiarire che l’attivazione dell’intero sistema di ricerca e soccorso (Sar) «non può prescindere da una segnalazione di una situazione di emergenza. Solo ed esclusivamente se c’è tale segnalazione, si attiva il dispositivo Sar». Altrimenti, l’evento operativo è gestito come un intervento di polizia. «È esattamente quanto avvenuto nel caso in questione», ha precisato il ministro dell’Interno, puntualizzando che «dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio 2023, le nostre autorità hanno gestito 407 eventi Sar, mettendo in salvo 24.601 persone. Nello stesso periodo, nel corso di 300 operazioni di polizia per il contrasto dell’immigrazione illegale, la sola Guardia di finanza ha tratto in salvo 11.888 persone. Per un totale, tra Sar e law enforcement, di 36.489 persone salvate. Dunque, dati alla mano – ha evidenziato -, è del tutto infondato che le missioni di law enforcement non siano in grado di effettuare anche salvataggi».

Piantedosi ha ribadito che «l’esigenza di tutela della vita ha sempre la priorità, quale che sia l’iniziale natura dell’intervento operativo in mare. In altre parole, le attività di law enforcement, che fanno capo al ministero dell’Interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono, e in primis quando si tratta di salvaguardare l’incolumità delle persone in mare». Nessun intervento del governo, ha assicurato, ha modificato il quadro normativo nazionale, «peraltro sottoposto a vincoli di natura internazionale con specifico riguardo alla materia del soccorso in mare». Oltretutto, «le modalità tecnico-operative dei salvataggi non possono essere in alcun modo sottoposte a condizionamenti di natura politica o a interventi esterni alla catena di comando – è la precisazione -. Dunque, sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o addirittura impediti dal governo costituisce una grave falsità che offende, soprattutto, l’onore e la professionalità dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare, in scenari particolarmente difficili».

Al contrario, il titolare del Viminale ha rivendicato al governo il merito di avere «finalmente riportato il tema migratorio al centro dell’agenda politica, in modo trasversale rispetto a tutte le dimensioni lungo le quali si esplica la sua azione: a livello nazionale; sul piano europeo; con i Paesi di transito e partenza dei flussi», proprio per interrompere la «tragica sequenza» di morti in mare. Spazio, quindi al dibattito parlamentare. Nel pomeriggio l’intervento in Senato.

7 marzo 2023